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Verso il voto, il Pd lancia le primarie di coalizione. Federico Alvino: «Il partito provinciale si esprima su quanto accaduto». Botta e risposta tra Beatrice ed il segretario cittadino. Tomasetti: «Partito senza regole, ambiguo ed ignavo». Landi, Aquino e Tuccia: «Laurenzano ha mortificato le Istituzioni, sindaco in corto circuito»

Pubblicato in data: 22/1/2012 alle ore:23:51 • Categoria: Partito Democratico, Politica

pd-atripalda-assemblea1«La strada da percorrere sono le primarie e la sezione del Pd di Atripalda li farà per individuare il proprio candidato sindaco. Siamo disposti a dialogare con Fli, Udc, Idv e con Sel e ci auguriamo che anche le altre forze politiche vi aderiscano per ricomporre uno spirito di comunità». A parlare è il segretario cittadino del Partito Democratico, Federico Alvino, che questa mattina nel suo intervento conclusivo all’assemblea pubblica svoltasi presso l’ex sala consiliare di piazzetta Sparavigna ha indicato le modalità di costruzione dell’alleanza politica e programmatica con l’indizione delle primarie di coalizione per la scelta del prossimo candidato sindaco. Alvino lancia così una nuova sfida ai vertici provinciali che invece lavorano per riconfermare Laurenzano, sindaco del Pd.
pd-segretario-alvinoPresenti in sala tutti i quattro consiglieri e assessori dimissionari (Antonio Tomasetti, Luigi Tuccia, Enzo Aquino e Franco Landi) che si sono alternati negli interventi. Non c’è il sindaco Laurenzano né il segretario provinciale Lengua o l’onorevole Alberta De Simone, ma in prima fila solo il vicesegretario provinciale Francesco Todisco al quale Alvino si rivolge ad avvio del discorso: «Chiedo ufficialmente, tramite te, al Pd provinciale di esprimersi su quanto accaduto perché quello che sta in Consiglio non è il gruppo del Pd». In platea fanno capolino gli assessori che non si sono dimessi (Nancy Palladino, Andrea Montuori ed il vicesindaco Maurizio De Vinco) e che continuano a sostenere Laurenzano in Giunta ed in Consiglio. C’è l’Udc con il segretario Mastroberardino, il Psdi-Psi con Iaione e Musto, il dirigente dell’Idv Ceccacci ed i consiglieri comunali Moschella e La Sala.
pd-raffaele-beatriceTra il pubblico anche Raffaele Beatrice (foto), marito dell’onorevole Alberta De Simone che ha un duro botta risposta porprio con il segretario Alvino: «Si possono avere tutte le ragioni del mondo – aveva dichiato Beatrice – ma dopo 4 anni e mezzo non si può far venire un commissario per pochi mesi. Questo accade solo nelle città dove c’è un’amministrazione di malaffare e corruzione, ma non è il caso di Atripalda. E poi il conflitto d’interesse di Alvino sollevato dal sindaco c’è, avendo tu da segretario chiesto i soldi come architetto al Comune. Hai così messo in difficoltà il partito». Accuse bollate da Alvino come miserabili: «Laurenzano mi ha chiesto scusa davanti a tua moglie». Miserabile per Alvino anche il documento di Sel. E perciò invita a non dividersi «per far si che Atripalda ritorni alla sua grandezza. Ho sfidato il sindaco Laurenzano ad un confronto pubblico per dire quando il Pd ha tenuto atti ostili contro l’Amministrazione».
Ad introdurre i lavori, ripercorrendo gli eventi che hanno portato alle dimissioni del Consiglieri Comunali del Pd, è l’ex capogruppo consiliare Antonio Tomasetti «una narrazione che dovrei iniziare con la frase c’era una volta il Partito Democratico» che nel suo lungo e appassionato intervento cita papa Paolo VI nel suo discorso a difesa della democrazia e Francesco De Gregori perché «mi troverete sempre e per sempre dalla stessa parte». «Non si poteva soportare quello che è accaduto al Comune, dove c’è stato un vulnus della democrazia» che secondo Tomasetti hanno inizio con le dimissioni del capogruppo della minoranza Arturo Iaione, sfidante di Laurenzano «sia per il fallimento politico ma anche perché non tollerava più tutto ciò che accadeva in consiglio», accusando il Pd provinciale di non averli ascolati «perché nel Pd conta il potere».
Tomasetti ripercorre tutti i passi, dalla vittoria del 2007 «ma già poco dopo le prime delusioni con un consigliere comunale che non entra in maggioranza perchè non nominato in giunta e la nomina della moglie in un staff personale che inizia ad esautorare la giunta». Un partito che in questi 4 anni «si è dilaniato in lotte interne con un partito provinciale allo sbando e non in grado di mediare tanto che è passato un mese da quando ci hanno ascoltati senza aver deciso ancora nulla. Ma non posso stare in un partito che non decide, ambiguo e ignavo con una situazione ingovernabile e con la De Simone che ha chiesto il commissarimento della sezione, ma sulla base di che?».
documento-pd-con-firme-per-le-dimissioniPer Tomasetti nel Pd non vengono più rispettate le regole ed a questo punto strappa il documento delle dimissioni di tutto il gruppo recante in calce le firme anche di chi poi ci ha ripensato come Palladino e Montuori (foto) «carte straccia visto che hanno sottoscritto un atto e poi il Pd consente loro di andare avanti senza che onorino la firma sottoscritta. Se non ci sono più regole, come quella di governare anche senza avere più i numeri, allora non voglio essere l’unico a rispettarle. Questi fatti li porterò all’attenzione di Veltroni e Letta». Gruppo federato, gruppo del Pd, consiglio comunale della sfiducia, gli scontri tra Laurenzano e Alvino, i rapporti con Cives e Sel, tanti i punti toccati come il Puc «è mai possibile che un’amministrazione eletta rinunci a fare il Puc perché non debba metterel e mani sulla città? un comportamento omissivo». Obiettivo chiaro per Tomasetti: distruggere la componete bersaniana di Alvino-Tuccia nel Pd di Atripalda.
Sotto accusa negli interventi di Tomasetti, ma anche di Tuccia, Landi e Aquino il comportamento del sindaco Laurenzano «Ci siamo dimessi con grande sofferenza ed amore per il Consiglio perchè abbiamo voluto divedere il nostro destino da Laurenzano che ha scelto il disprezzo delle istituzioni». Da qui l’invito a tutte le forze politiche «visto che c’è una crisi istituzionale grave ad Atripalda, si dia vita ad uno schieramento di persone che amano le sistiztuioni e vogliano impegnarsi per il bene della città».
pd-atripalda-assemblea4Anche per il dmissionario Franco Landi: «Abbiamo assistito da parte del sindaco ad una continua mortificazione delle Istituzioni, calpestate continuamente da un sindaco andato in corto circuito. Ma ora guardiamo avanti».
Stesse parole per l’ex vicesindaco Enzo Aquino: «ho visto in Consiglio comunale la continua mortificazione delle regole democratiche. Aldo è una persona perbene ed un bravo medico, ma non può fare il sindaco». L’ex assessore all’Urbanistica Luigi Tuccia invece ha spiegato cosa si voleva fare con il Puc per ridisegnare la città «ma ci è stato impedito di fare. Il sidnaco si è tagliato le mani perché ricattato da altri partiti, sacrificando sull’altare persone perbene. Cosa dovevamo fare: restare lì? Mi sono adeguato a quanto deciso in maggioranza nel partito e mi sono dimesso. Ed il sindaco mi accusa che volevo metter le mani sulla città quando è stato accanto a me in conferenza stampa per respingermi le dimissioni».
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