“Fulgida luna dei poeti”, il ricordo del sisma nei versi di Gabriele De Masi
Pubblicato in data: 24/11/2014 alle ore:10:14 • Categoria: Cultura •( da “La luna e la polvere”,i poeti del 23 Novembre,ed.Delta3)
Fulgida luna, dei poeti,
così luminasti la notte,
faro di rovine, un momento,
il muro rotto, riverso sul prato
non chiedeva il lamento
di bimbo esser grido,richiamo,
nella densa polvere sugli occhi
di sangue prossimi alla morte.
Giungesti così, ballando,
dopo una domenica di sole,
rantolo basso squassò porte,
ruppe l’architrave, dirupò
case,sabbia e sassi
rotolarono fino al fiume,
camminavamo sugli embrici,
sulle travi finite per terra,
gridando a nomi amici: “Ci sei?”.
Il silenzio, su ogni voce.
Così fu commiato,
lontana eco nella notte,sempre
un po’ più in là. Più lontano.
Gabriele De Masi
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Sembrerà un commento scontato ma mi hai chiesto di lasciare un solo voto come fare a non dare il massimo al ricordo di quello che ci unì tutti quella notte. Solidarietà, aiuto reciproco, pietà, che non ho visto più!
Questa poesia non la si riesce a leggere senza commozione. Lo stile ricorda le poesie di Enzensberger sul naufragio del Titanic. Più che una poesia è una fotografia. Già nel titolo si può leggere un paese resiliente, per niente rassegnato. Alla fine non si sente neppure la mano del fotografo. Non c’è spazio per alcun tipo di giudizio e i ricordi si possono vagheggiare nei colori.
Trentaquattro anni ed il ricordo è sempre vivo, forte, prepotente. La giornata di sole, la partita dell’Avellino, la gioia per i gol di Juary. Un minuto e mezzo di inferno e poi il silenzio. Un grazie a Gabriele De Masi ed ai suoi commoventi versi che ci riportano a quegli istanti e ci inumidiscono gli occhi.
Leggo tutte le preziose note critiche alle quali unisco anche i miei più sentiti apprezzamenti di sicera commozione e trasporto.
Ma caro Anto chi sei?
Ho apprezzato molto le tue realistiche e profonde considerazioni