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Confronto tra gli onorevoli Gargani, De Simone e il magistrato Gallo ieri ad Atripalda sui rischi e contraddizioni della riforma della Costituzione. FOTO

Pubblicato in data: 24/10/2016 alle ore:07:00 • Categoria: Politica

comitato-pe-il-no-ad-atripalda1 Confronto tra gli onorevoli Gargani e De Simone con il magistrato Gallo ieri ad Atripalda sui rischi e contraddizioni della riforma della Carta Costituzione che «minerebbe la democrazia nel Paese». Un convegno sulle ragioni di votare No al prossimo referendum del 4 dicembre organizzato dal “Comitato del No di Atripalda”. comitato-per-il-no-pubblico2«In Europa dal dopoguerra non sono state cambiate le costituzioni se non in Francia con de Gaulle – appare preoccupato l’onorevole Giuseppe Gargani  accusando il premier di fare solo propaganda – . Ci sono tre ragioni sommerse che non si possono dire ad alta voce alla base di questa riforma: la prima si elimina la rappresentanza, con una crisi tra eletto ed elettore, si svuotano gli enti locali e si mette in crisi la sussidiarietà ed il rapporto con l’Europa. Se dovesse vincere il sì ritorneremmo di 100 anni indietro. Lo scontro non è tra la conservazione e il rinnovamento. La nostra è una repubblica parlamentare finora, l’anomalia vera è il governo, è Renzi. Se si fosse detto la repubblica parlamentare non va bene ma facciamo una presidenziale, con questa riforma avremo nessuna delle due ma un ibrido. L’ambasciatore americano in un incontro con i comitati del No ci ha indicato tre patologie in Italia: il problema della giustizia, della burocrazia e dell’instabilità politica. Ed io ho risposto: purtroppo di tutte queste tre patologie di cui soffre il Paese non c’è traccia nella riforma.  Siccome le ragioni del sì non possono essere spiegate perché non c’è un’idea ma sono così sciatte, un governo centralista a noi non sta bene».
comitato-pe-il-no-de-simone2Per l’ex deputata atripaldese «un appuntamento fondamentale del futuro della democrazia dell’Italia. Da Pasqua ho deciso che avrei votato no rompendo quella decisione di non fare più politica. Quello che è stato fatto è un insulto all’intelligenza e alla democrazia. Vogliono far passare il messaggio che si deve per forza riformare la Costituzione. Ma ci vuole una riforma di qualità. Chi ha espresso contrarierà tra i costituzionalisti, sono additati come gufi. Mente se si è giovani, belli e rifatti e poco colti si è alla moda». Il problema non è il bicameralismo perfetto e il ping pong tra le due camere secondo la De Simone «altrimenti l’Italia non avrebbe approvato in modo veloce tutte le leggi che questo premier ci ha rifilato. Io poi voglio un paese che non faccia leggi veloci ma buone leggi perché con la velocità possono essere scritte mali. Il Senato non viene cancellato, ma i palazzi e i senatori restano in 100 che non verranno più eletti da noi cittadini ma da accordi tra partiti. E ci son casi in cui il Senato può richiamare leggi della Camera e decidere. Un artificio e un modo di proceder che confonde e complica l’attuale sistema, non lo semplifica e velocizza. Ci troveremo indietro di anni. Rispetto all’autonomia regionale è stata poi dato il contentino di tre senatori, una merce di scambio a quei regionali che andranno a far parte del Senato, accentrando così tutte le questioni nelle mani del premier». De Simone critica anche la legge elettorale: «dove si è realizzato senza dirlo un presidenzialismo che neanche Berlusconi era riuscito a proporlo. Un premier che vince il ballottaggio si trascina al Camera, ha nelle sue mani il Senato con la fine della democrazia parlamentare dando vita a un’oligarchia contro la quale l’Italia ha sempre combattuto».
comitato-per-il-no-de-simoneAnche il magistrato  Domenico Gallo ha evidenziato i rischi:  «dove sta scritto che per ridurrei costi si deve cambiare una Costituzione? Ci eliminano il diritto di eleggere la rappresentanza politica al Senato. Si riducono le garanzie. La riforma si dice risolve molte emergenze del nostro paese, leggendo dietro le righe il bicameralismo, mentre noi dobbiamo avere delle leggi elettorali tipo Porcellum o Italicum che taroccano la volontà espressa degli elettori creando un forte premio di maggioranza. L’emergenza istituzionale non sta nella Costituzione ma nelle scelte fatte con la legge elettorale. Con questo azzardo tutti i poteri vengono trasferiti  nelle mani di uno solo, che potrebbe essere anche un idiota visto il livello di questo ceto politico che dovremmo tenerci poi per 5 anni».
comitato-per-il-no-pubblico1Ad introdurre le ragioni dell’incontro Lello Nevola presidente del “Comitato per il No di Atripalda”: «questa riforma risponde realmente a tutte le esigenze che sono sul tappeto? Noi siamo convinti che la direzione indicata non sia quella giusta. Un quesito referendario che racchiude in sé tante contraddizioni». A portare i saluti dell’Amministrazione è l’assessore Mimmo Landi, componente del comitato per il No: «Atripalda risponde sempre positivamente al dibattito politico nazionale».
comitato-per-il-no-gargani1Una riforma costituzionale fatta a colpi di maggioranza che rischia di consegnare il Paese all’alta burocrazia contesta Sabino Morano di Primaverairpinia: «c’è un ulteriore riduzione degli spazi di democrazia in questo paese con l’abolizione del Senato, come avvenuto con la Provincia, in nome di una tecnocrazia politica. Stiamo consegnando il paese in mano a quella che rischi di essere la vera casta, l’alta burocrazia. Una riforma come slogan, un approccio come gli 80 euro. Un momento di spot governativo: si cambia per dire solo che si è cambiato per un presidente che ne ha fatta la sua ragion d’essere. Una riforma costituzionale fatta per decreto di chi non vuole riscrivere le regole del gioco ma vuole dimostrare un efficientismo con la violenza della maggioranza. Una cultura dell’uomo solo al comando. Certo spiegare le ragioni del no è molto più difficile a chi in modo qualunquista dichiara di voler con questa riforma ridurre i costi della politica».
comitato-per-il-no-moschellaIl consigliere comunale e provinciale Vincenzo Moschella: «c’è la necessità di spiegare le ragioni del no che molti non hanno capito. Una riforma che riporta indietro di 20 anni e mortifica il principio di democrazia rappresentativa. Il premier vuole trasformare il Senato in un senaticchio senza risolvere il ping pong tra le due Camere. Una riforma così importante che va a modificare ben 47 articoli doveva essere condivisa con tutti e non porta avanti a colpi di maggioranza».
Il sindaco di San Potito Francesco Saverio Iandoli ha evidenziato invece il rischio che gli amministratori locali si trovino sempre da soli a dover risolvere i problemi: «il presidente del Consiglio sta imponendo un disegno autoritario che va sconfitto, occorre perciò un grande fronte di partecipazione e di contrasto. Torniamo non indietro ma imbocchiamo una pericolosa via, un nuovo sistema autoritario con la mortificazione del parlamento vede la soppressione del Senato, raccogliendo nelle mani di un solo uomo un potere che da 70 anni non si era mai visto: quanto sta facendo l’attuale capo del governo non è riuscito ad osarlo neanche Berlusconi. Per cui dobbiamo mobilitarci al massimo per il no. Noi sindaci siamo messi lì nel tritacarne a prenderci gli avvisi di garanzia e gli altri fanno i loro affari e per questa sciagurata riforma saranno ancora più soli».
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