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Furto all’Unieuro di Atripalda: assolto cinquantasettenne

Pubblicato in data: 25/2/2017 alle ore:07:25 • Categoria: Cronaca

La crisi economica aveva indotto un tranquillo signore di cinquantasette anni di Atripalda a commettere una vera e propria sciocchezza.

Un colpo di testa, come lo ha definito il suo difensore, l’avvocato Rolando Iorio, che al termine di una serrata arringa è comunque riuscito a far assolvere il proprio assistito.

La vicenda risale al 12 agosto del 2011 quando i Carabinieri della locale Stazione, coadiuvati dal Comandante Cucciniello, si sono portati nel negozio Unieuro di Atripalda, allertati dal Direttore del Centro commerciale il quale aveva segnalato l’avvenuto furto di un oggetto ed il fermo dell’autore.

Il cinquantasettenne, infatti, era stato scorto dal personale del negozio mentre, rannicchiatosi all’interno di un frigorifero in esposizione, aveva manomesso una scatola estraendovi un kit vivavoce, ossia un accessorio per il cellulare.

L’uomo, vistosi scoperto, aveva cercato anche di fuggire, uscendo dal negozio e dirigendosi verso la propria auto, ma inseguito da un commesso aveva desistito e, rientrato nel locale, si era proposto di pagare l’oggetto, del valore di poche decine d’euro, che veniva prontamente consegnato al Direttore del negozio.

All’arrivo dei Carabinieri il Direttore sporgeva regolare querela nei confronti della persona fermata che, perquisita, risultava occultare nei pantaloni anche un piccolo taglierino, di circa 10 cm, presumibilmente utilizzato proprio per aprire la scatola.

L’uomo veniva pertanto denunciato a piede libero e sottoposto a processo penale per il reato di furto aggravato con destrezza.

Ieri, in adesione alla tesi del suo difensore che ha evidenziato sia l’avvenuta restituzione dell’oggetto trafugato, sia il pagamento dello stesso, provato dal deposito in udienza del vaglia postale con il quale il cinquantasettenne aveva provveduto anche a pagare l’oggetto precedentemente restituito, il Tribunale di Avellino ha mandato assolto l’uomo per particolare tenuità del fatto.

Il Pubblico Ministero aveva chiesto una condanna a mesi 9 di reclusione e a 500 euro di multa.

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