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Paolo Spagnuolo (Udc): «Occorrono persone nuove per le elezioni 2012 e discontinuità da un’amministrazione incapace»

Pubblicato in data: 13/4/2011 alle ore:08:30 • Categoria: Le interviste di AtripaldaNews, Politica, Udc

paolo spagnuoloAvvocato Paolo Spagnuolo, portavoce e capogruppo consiliare dell’Udc, che giudizio dà dell’amministrazione Laurenzano?
«Estremamente negativo e lo dico senza faziosità. Il buongiorno si vede dal mattino, ricordo il primo consiglio comunale con Maurizio De Vinco che lamentò che la giunta fosse stata decisa in stanze oscure all’insaputa dei membri della maggioranza. Il secondo episodio negativo è stato il sequestro dell’area di contrada Tufarole, testimonianza di una gestione amministrativa dilettantistica. In consiglio comunale, con il gruppo “Al centro per Atripalda”, chiedemmo l’utilizzo dell’area come sito di stoccaggio provvisorio, ma il sindaco disse che occorrevano 150 mila euro per la bonifica. Successivamente con l’emergenza rifiuti siamo stati costretti a rivolgerci a un privato pagando 400mila euro. Abbiamo inoltre sostenuto la proroga del contratto con la De Vizia di 750mila euro anno. In campagna elettorale 2007 l’amministrazione ha scelto il carrozzone dell’Asa: ricordo che sul palco con Laurenzano c’erano la De Simone, De Luca e, ahimè, il presidente De Mita. Siamo così passati da 750mila ad una spesa di un milione e 200 mila euro annui a parità di servizi offerti ma ad una qualità nettamente inferiore».
Anni di gestione amministrativa caratterizzati da una costante difficile situazione economica dell’ente…
«Non ho mai condiviso la gestione finanziaria delle casse comunali. Il revisore dei conti Pasquale Volino ha mostrato onestà intellettuale nel dire che il Comune oggi non è in condizioni di monitorare la condizione debitoria corrente invocando la necessità di una rivoluzione culturale nella gestione della finanza locale. Queste sono le risposte che avrei voluto ascoltare dal sindaco e dall’assessore al bilancio di turno. L’alienazione degli immobili è poca roba, escluso il Centro Pmi invenduto. Dalla vendita degli appartamenti di via San Giacomo si ricaverà poco: solo l’80% dei cittadini aventi diritto all’acquisto ha mostrato volontà di comprare. Il comune potrà incassare, poi, solo il 25% delle entrate, spalmate in 25 anni, per risanare il bilancio. Il restante 75% dovrà essere investito in edilizia popolare. Chi subentrerà troverà una situazione più grave di quella che ci si attende e che paventa il sindaco, che ritengo non si sia reso minimamente conto della gravità della situazione finanziaria».
Il sindaco, intanto, in una nota di fine anno ha affermato di aver sanato i conti con stoccate alle passate amministrazioni…
«Con l’Udc abbiamo sottoscritto un documento, anche piuttosto duro, per fare chiarezza ed esprimere solidarietà nei confronti di altri amministratori che, con altrettante difficoltà, hanno saputo amministrare, rivitalizzando il paese e andando oltre la gestione del quotidiano. Come fa il sindaco a sputare veleno su amministrazione precedenti delle quali hanno fatto parte gran parte dei suoi, compresa la moglie nel ruolo di vicesindaco? Abbiamo dovuto constatare che non c’è stata nessuna reazione da parte di coloro che fanno parte dell’amministrazione Laurenzano e che sono stati anche destinatari delle sue accuse. C’è un motivo particolare per cui non hanno risposto? C’è distrazione? Domande che i cittadini devono porsi quando si andrà alle urne».
Di cosa ha bisogna Atripalda?
«Ossigeno, aria nuova che tolga questa cappa che soffoca il paese. Occorre discontinuità e rinnovamento in tutto: sia nell’amministrazione che nelle associazioni dove troviamo impegnate in un circolo vizioso sempre le stesse persone. Una rivoluzione culturale si deve mettere in pratica con persone nuove, più stimolate non con chi ha amministrato per vent’anni la città».
Un paese che ha attraversato diversi momenti critici…
«Quest’Amministrazione ha fatto morire Atripalda dal punto di vista sociale e culturale. Tante iniziative sono morte o agonizzanti: l’associazione commercianti, che non riesce ad avere vita facile perché l’interlocutore non è all’altezza di capire le richieste, il Ccnat (Centro Commerciale Naturale) è finito perché non c’è stata capacità di ravvivarlo. Per non parlare di Terra Mia, Half Marathon e Giullarte. I simboli della città non sono salvaguardati: il mercato su tutti. La fiera del giovedì è sempre stata un momento di scambio, di incontro e la litigiosità della politica nella maggioranza sta facendo il resto, creando uno spaventoso immobilismo».
Secondo lei come doveva essere gestita la questione mercato?
«A partire dalla fase di sospensione del mercato immediatamente successiva al provvedimento adottato dall’Asl, non sono stati in grado di trovare una soluzione immediata ma hanno optato per l’attesa dell’esito della giustizia amministrativa. Ma la politica ha tempi più rapidi di quelli della giustizia. Due mesi persi che hanno arrecato danno economico agli ambulanti, tra cui molti atripaldesi, e fatto perdere l’abitudine al mercato del giovedì. L’affluenza è nettamente scemata anche per l’ubicazione periferica. Esistono norme igienico-sanitarie che anche l’ubicazione attuale non rispetta. Vogliamo verificare i costi effettivi di un ritorno in piazza ed eventuali possibilità di risparmio. Il mercato deve servire da volano anche per i commercianti a posto fisso. Così non serve a nessuno».
Al Comune si assiste ad una crescente litigiosità tra i dipendenti. Cosa ne pensa?
«E’ da ricondurre sempre alle mancanze dell’amministrazione, del sindaco Laurenzano e dell’assessore al personale Di Pietro in primis. Se i dipendenti non riescono a trovare un accordo, c’è bisogno di una parte politica che dia indicazioni e indirizzi. Un’altra dimostrazione della pochezza dei nostri amministratori che si ripercuote sui cittadini».
Che ruolo l’Udc vuole portare avanti in vista delle amministrative?
«L’Udc si è posto l’obiettivo di radicarsi sul territorio e svolgere un’attività visibile e utile ai cittadini. Al momento stiamo preparando un convegno sul Piano Casa. Abbiamo preparato una serie di iniziative chiamate “L’Udc incontra il territorio” per capire, attraverso questi incontri, che cosa serve alla città, ai cittadini e alle associazioni. Abbiamo costituito un comitato di reggenza, il passo successivo è quello di eleggere un segretario di partito che possa gestire la fase delle amministrative. Parlare di alleanze è prematuro, serve prima guardare in casa nostra, crescere e acquisire credibilità».
Sarà candidato sindaco?
«Mi trovo in un partito con tante belle risorse, in cui c’è grande solidarietà. Elemento che sta venendo meno in tutti i partiti, determinandone la scarsa credibilità. Da tanti miei amici c’è questa sollecitazione e non faccio mistero che ci sia una mia volontà e disponibilità ad essere coinvolto in prima persona in questo progetto di rivoluzione culturale, previo un confronto aperto ispirato alla solidarietà nel partito. Vivo con estrema serenità perché per me la politica è un impegno e se, il partito innanzitutto e i cittadini vorranno darmi questo impegno, non ho vincoli».
Che ne pensa del nuovo Pd?
«La nostra pietra miliare è la voglia di discontinuità. Più che parlare di centrosinistra o terzo polo per noi è fondamentale il rinnovamento. Siamo pronti ad allearci con chi condivide questo pensiero».

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