Scippo Abellinum, lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Pubblicato in data: 14/7/2011 alle ore:19:30 • Categoria: Attualità •LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Ill. mo Signor Presidente,
ci rivolgiamo a Lei quale garante della Costituzione che, all’art. 9, stabilisce:
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, per esprimerLe il rammarico ed il dispiacere di tutta la Città di Atripalda per una vicenda che non ha precedenti.
La Città di Atripalda, che ha avuto l’onore della Sua presenza, vanta una storia millenaria che affonda le sue radici nella città di Abellinum, fondata sul pianoro della collina della Civita (a ridosso dell’attuale centro della cittadina, sulla riva sinistra del fiume Sabato).
Circa quaranta anni fa, a seguito di alcuni scavi, sono stati restituiti alla luce reperti storici di notevole pregio ed importanza che hanno trasformato, oggi, questa collina in un parco archeologico (Parco Archeologico “Antica Abellinum” ) esteso per circa 25 ettari (una scheda tecnica, corredata da foto dei reperti rinvenuti sul sito è parte integrante della presente epistola).
Su tale area, ovviamente, il Ministero impose il vincolo di P.U. che i proprietari impugnarono sia innanzi aIl’A.G.O. per illeicità, che innanzi al G.A. per illegittimità.
Nel 2001, il Tribunale prima, e la C.d.A. poi, condannarono il Ministero a corrispondere ai proprietari la somma di € 16.620.650,099 (di cui € 225.266,41 a titolo di indennità di esproprio e € 16.395.384,58 a titolo di risarcimento danni, rivalutazione, interessi e spese).
Nonostante tale considerevole, e sorprendente somma, i proprietari coltivarono anche il giudizio innanzi al G.A. per la declaratoria di illegittimità della dichiarazione di pubblica utilità dei suoli de-quibus.
Il T.A.R. – SA – accoglieva il ricorso e annullava il provvedimento impugnato, disponendo, con sentenza (18/2009), la restituzione degli immobili ai proprietari.
Né miglior fortuna ha avuto un ulteriore provvedimento di acquisizione, ex art. 43 T.U. sull’espropriazioni, annullato, sempre dal T.A.R. – SA, per conseguente incostituzionalità dello stesso (sent. N. 570/2011).
La vicenda, ovviamente, si presta a una serie di considerazioni sul “come” l’intera vicenda sia stata gestita dalla P.A.; sta per certo che, allo stato, l’area (con i reperti archeologici, le strutture riportate alla luce e gli affreschi rinvenuti) non è più nella disponibilità della P.A. ma dei proprietari, con inimmaginabili conseguenze.
Vogliamo esprimerLe, perciò, la nostra preoccupaztcne per la sorte di tutti i reperti archeologici e della Domus Romana, patrimonio culturale non solo dell’Irpinia ma di tutto il Paese.
A Lei ci rivolgiamo, confidando nel Suo amore per l’Italia e per la Sua memoria, esponendoLe tutta la Nostra preoccupazione.
La preghiamo di voler gradire, Signor Presidente, la nostra più alta considerazione e più sincera gratitudine per l’attenzione che ci rivolgerà.
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