Cala il sipario sulla IV Fiera del Libro, Masullo: “La società è interessi e passioni comuni, recuperiamo il contatto con l’altro e prendiamoci cura dei nostri beni”. Foto
Pubblicato in data: 26/5/2013 alle ore:08:30 • Categoria: Cultura •Un inno alla vita e alle relazioni interpersonali ma anche al rapporto con i beni storici e culturali. Il filosofo Aldo Masullo chiude la Fiera del Libro di Atripalda con un lungo ed interessante intervento in occasione della presentazione della sua ultima pubblicazione «Piccolo teatro filosofico». «Il male del Mezzogiorno è la mancanza di associazione perché ognuno pensa per sé, mentre la società dovrebbe essere un insieme di azioni verso un interesse che va al di là di antipatie personali e mossa da idee e passioni comuni» afferma il professore, ieri pomeriggio, alla IV edizione della fiera dell’editoria che ha richiamato in città uomini di cultura del calibro di Sergio Zavoli, Gerardo Marotta, Renato Parascandolo e Nino Daniele e personaggi come Rosaria Troisi, sorella dell’indimenticato Massimo, e l’attore Roberto Scarpa. «Ammiro questa iniziativa realizzata in un ambiente di straordinario valore storico da cui in molti fuggono ma che ha grande fascino naturale, una terra in cui sono nato e di cui ho nostalgia». Secondo il filosofo a mancare oggi è proprio il dialogo, l’elemento caratterizzante del suo ultimo libro: «Il dialogo è il nostro domandare al mondo come una catena che lega l’umanità, che può interrompersi ma non finisce mai. Non basta avere beni architettonici per parlare di cultura, ma occorre prendersi cura di essi, averli a cuore per farli viveri, altrimenti sono morti e privi di valore. Oggi, soprattutto nel Meridione, è proprio questa condizione che manca e, quindi, ci si allontana, il vero pericolo del nostro tempo». Diversi i temi
affrontati ripercorrendo i dialoghi tra Benedetto Papa e Amleto, Giordano Bruno e il Procuratore, l’orologiaio ed Eraclito, contenuti all’interno della sua ultima opera: la tolleranza e il rispetto, la giustizia e l’etica, l’attesa e il dubbio, fino al denaro e al tempo, il tema a lui più caro. «La vera ricchezza è la vita, il denaro viene e va, ma il tempo non torna indietro per questo dobbiamo utilizzarlo bene e non rimanere isolati poiché ciò che distrugge è il cambiamento – spiega -. Il metro di valutazione è la distanza tra le persone che cancella i falsi valori». In questa ottica si intrecciano i termini di cultura e tempo rapportati agli oggetti materiali, come i libri, e ai rapporti personali: «ognuno di noi ha un’identità non astratta ma fatta di relazioni, vivere significa proprio uscire fuori dall’isolamento ed entrare nel grande circolo dei sentimenti, delle passioni e dei concetti. Non dobbiamo essere prigionieri dell’istante altrimenti non ci si rende conto delle diversità». Calato il sipario, quindi, sulla tre giorni dedicata all’editoria, gli organizzatori Donatella De Bartolomeis della Casa Editrice Il Papavero e il giornalista Ciro De Pasquale presidente dell’Associazione culturale Cento Uomini d’Acciaio sono già pronti a pensare al prossimo anno: «la cultura è l’unica strada possibile per superare la crisi, non è solo economica ma anche di valori, che stiamo vivendo. Ripartire dai libri e dal confronto significa ripartire da noi stessi. Ospitare nomi così importanti è motivo di orgoglio e spinta per andare avanti, il prossimo anno saremo felici di riavere qui il professore Masullo». Ieri mattina anche la fase finale del Premio Scianguetta per il miglior giornalino scolastico organizzato dall’Istituto scolastico «Don Milani» di Manocalzati seguito dalla presentazione di «Salvo D’Acquisto. Le interviste di Maria Iannicelli», il Premio Kriterion dell’Aidp di Avellino e il Premio Strega 2012 di Gerardo Pepe.
Scusate. Ma chi è sto cristiano che chiamano ogni anno? A me pare esagerato che viene ogni 2 e 3 ad Atripalda a dire un sacco di ovvietà.
Bravi Ciro e Donatella, è stata una grande manifestazione, spero che per il prossimo anno l’Amministrazione e i commercianti vi siano più vicini con finanziamenti per renderla ancora più grande.