Sposarsi a Palazzo di città costerà caro, ecco le tariffe
Pubblicato in data: 14/11/2013 alle ore:14:54 • Categoria: Comune •Sposarsi a Palazzo di città costerà caro. La giunta comunale ha infatti approvato le tariffe di utilizzo del Chiostro del Palazzo Civico e degli spazi adiacenti per le celebrazioni di matrimoni e promesse.
Una scelta in linea con altri comuni di offrire le proprie strutture ai privati per cerimonie nuziali.
Per il Chiostro le tariffe variano secondo il giorno prescelto: dal lunedì al venerdì in orario di ufficio 8.30-12.30 e martedì e giovedì 16.30-18.30 si pagherà 300 euro, 600 euro per il weekend e festivi ed infine 500 euro per i feriali.
Il comune metterà a disposizione la struttura mentre tutti gli oneri concernenti il catering e gli addobbi sono a completo carico dei nubendi.
Sarà possibile anche utilizzare strumenti musicali per dare un sottofondo alla cerimonia.
Insieme al Chiostro del Palazzo Civico a disposizione dei nubendi ci sarà anche la Cappella Comunale per la celebrazione del rito civile. I residenti pagheranno 50 euro per il matrimonio e 20 euro per la promessa mentre i non residenti 100 euro per il matrimonio e 20 euro per la promessa. Il sabato il prezzo subirà una maggiorazione del 20% e nei giorni festivi del 50%.
La celebrazione nell’ufficio di Stato Civile è invece gratuita.
Non sanno più cosa fare. Fanno addirittura pagare chi usufruisce della cappella comunale ai giovani sposi. Che vergogna.
Spero nell’intelligenza dei futuri sposi per non regalare soldi agli assessori comunali..
uanimaropriatorio mo i soldi li regalano agli assessori comunali, meno male che ancora non hanno tassato le corbellerie.
siamo alla frutta
«Il sostantivo feria (dal lat. tardo feria, dal classico feriae -arum, collegato con festus ‘festivo’) indicava nel mondo romano il giorno dedicato al culto pubblico e privato nel quale era proibito (nefas) esercitare il potere giudiziario e convocare comizi. Il sostantivo ha assunto, col cristianesimo, una variazione di significato ed è passato ad indicare i giorni della settimana (esclusi il sabato e la domenica) dedicati alla celebrazione di un santo. Onde evitare i consueti nomi, di origine pagana, i giorni vennero distinti con un numero progressivo dal lunedì (feria secunda) al venerdì (feria sexta), mentre il sabato mantenne la denominazione ebraica e la domenica, primo giorno della settimana, venne indicata come “giorno del Signore”.
L’uso odierno del sostantivo al femminile plurale ferie mantiene il significato originario di ‘periodo festivo, di riposo per lo più estivo’. L’aggettivo feriale (dal latino ferialis) ha seguito, semanticamente, la via del calendario ecclesiastico e indica i giorni della settimana non festivi (non dedicati cioè alla celebrazione di solennità di Gesù o della Madonna) quindi giorni lavorativi. Nel francese, invece, è rimasto il significato antico nella formula “jours fériés”, ‘giorni festivi’.»
questi soldi devono andare nel bilancio comunale ciao
per risanare le casse del Comune …propongo di tassare “a peso” le persone…più sono chiatte e più consumano aria….
DISSESTO SUBITO E TUTTI A CASA!
Bruttissima soluzione far pagare i giovani sposi. Veramente brutta. Ma che ci potevamo aspettare. Cosa pensano di risolvere questi pseudo amministratori con quei quattro soldi che accumuleranno con i matrimoni dei giovani di Atripalda. Invece di invogliarli finiscono di mettere il formaggio sui maccheroni.
Vulimmece bene.
Questi amministratori, faranno in modo che i giovani promessi sposi, andranno a dare parola da qualche altra parte.
Poveri noi.