Omicidio Speranza, pena ridotta in Appello per il marito reo confesso Luigi Naccarelli
Pubblicato in data: 24/5/2014 alle ore:07:30 • Categoria: Cronaca •Uccise la moglie Fabiola Speranza nel gennaio 2012, ridotta in Appello la condanna a 10 anni di reclusione per Luigi Michele Naccarelli.
Si svolto ieri mattina il dibattimento in Appello per l’omicidio Speranza che aveva visto condannare in primo grado, a dodici anni di reclusione, il marito reo confesso Luigi Michele Naccarelli. Una riduzione di ben due anni della pena da scontare in carcere.
Il dibattimento, che si è svolto presso la II sezione della Corte d’Assise di Napoli, vedeva alla sbarra l’operaio atripaldese che due anni fa uccise la moglie dopo un violento litigio sparandole diversi colpi di pistola. Presidente della Corte d’Assise Capecialtro, consigliere relatore Giordano e Procuratore generale Iervolino.
A difendere l’uxoricida l’avvocato Alfonso Maria Chieffo del foro di Avellino. “C’è soddisfazione per la sentenza in Appello – commenta il penalista atripaldese – perché sono stati integralmente accolti i motivi che vertevano esclusivamente sulla quantificazione della pena, trattandosi di imputato reo confesso. Valuteremo all’esito della lettura della sentenza l’eventuale ricorso in Cassazione”.
L’assassinio della donna avvenne in contrada Pettirossi, una zona rurale di Atripalda.
Era il 9 gennaio 2012 quando l’uomo, ex custode di una nota azienda vitivinicola, al termine di una lite uccise la moglie, Fabiola Speranza, sparando dodici colpi di pistola davanti alla loro abitazione. Un raptus di follia dovuto probabilmente alla perdita del lavoro. L’uomo, che si trova recluso da gennaio del 2012 nel carcere di Bellizzi, ha più volte spiegato agli inquirenti che voleva solo intimidire la moglie e non ucciderla.
Naccarelli esplose dodici proiettili all’indirizzo della moglie che morì sul colpo. Per lui il Pubblico Ministero del Tribunale di Avellino, Maria Teresa Venezia, in primo grado, aveva richiesto quattordici anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario per futili motivi. I familiari non si sono mai costituiti nel processo parte civile.
Un omicidio che sconvolse non poco la cittadina del Sabato e la tranquillità e serenità di una famiglia stimata da tutti.
La donna fu sparata alle spalle, all’esterno della villetta dove vivevano, mentre imboccava la salita di campagna che dalla casa in costruzione portava sulla strada. L’uxoricida, cacciatore ed appassionato di armi, in preda all’ira, impugnò la pistola custodita legalmente, una Beretta automatica calibro 7,65, la rincorse fuori casa sparandola alle spalle. Un atroce delitto rimbalzato anche agli onori della cronaca nera nazionale.
per me kosì non stan bbene:-(è cunto ke la vita di una persona deve valere 10 a.)