Pubblicato il romanzo “Il Portone Verde Smeraldo” scritto dall’atripaldese Giovanni De Caro
Pubblicato in data: 5/3/2015 alle ore:14:00 • Categoria: Cultura •E’ nelle librerie da pochi giorni un rilevante romanzo, “Il Portone Verde Smeraldo”, di Giovanni De Caro, pubblicato dall’ottima casa Editrice Kimerik.
L’avvincente narrazione sviluppa una storia umana e sociale in forma di diario, che rievoca un tempo afferente ad un piccolo paese e alla sua comunità, con riguardo particolare ai favolosi anni Sessanta. Ma esso è soprattutto intimo racconto e autoanalisi di uno spirito complesso e pur tuttavia ottimistico perché convinto, come lo scrittore afferma, che “tutto può essere modificato in meglio se lo si desidera veramente”. Emergono vivi nel racconto caratteri, tipi, persone con tante aspirazioni speranze ed ansie. E la scena è appunto un paesino, Aiello, appollaiato lungo pendici collinari ad un palmo dalla periferia di Salerno. Su tale sfondo si staglia l’anima dell’autore, personaggio eclettico, musicista da giovane, poi pittore ed ora scrittore, da maturo.“Il Portone Verde Smeraldo” costituisce la barriera e il varco che hanno rigato la sua storia interiore segnando due momenti della sua formazione: l’infanzia dei limiti e delle angustie di un cortile oppressivo e poi la scoperta di un altro mondo, oltre il portone, così vasto e vario, e finalmente libero. Il testo si presenta in pregevole veste tipografica e reca in copertina la suggestiva immagine del Portone, tratta da un dipinto dello scrittore.
Di seguito la presentazione del libro a cura del professor Umberto Della Sala: “Lo scrittore racconta e si racconta, si esamina severamente e così sviscera ragioni del suo travaglio esistenziale. Barriere ed obblighi lo angustiano ma non lo viliscono fin dall’infanzia, quando si vede rinchiuso in un cortile serrato da
un portone verde smeraldo, simbolo e segno di un Potere indeterminato che lo soggioga e lo fa esitante. Solamente quando per uno spiraglio dall’uscio socchiuso
scorge dall’altra parte un mondo più vasto e articolato; solo allora egli comincia a vivere pienamente e scopre poi nel tempo una realtà umana che opera e si agita, soffre e vagheggia, sa battersi e non si rassegna se perde. Gli è svelata così la ricchezza e l’importanza di una comunità e lui si propone per diventarne parte.
Da quel momento comincia a viverla dall’interno divenendone attore e protagonista. Poi va lontano: il lavoro, la nuova famiglia, nuove deflessioni, nuove rimonte. Quando torna al paese pensando di poter riassaporare il tempo remoto della gioventù e di poter rialzarsi dal ruzzolone in giochi della borsa , è colto da una cocente delusione e prende coscienza più profonda di quanto ha amato la sua comunità. Quel mondo era però scomparso, sostituito ormai da un’aria dolente di deserto. L’interesse della lettura, già vivo di suo, è marcato altresì dallo stile espressivo curato, equilibrato, calamitante. Può apparire didascaleggiante in qualche punto, ma è come se lo scrittore si figurasse lì accanto il suo lettore e volesse trasmettergli più a fondo il suo pensiero. Il linguaggio, a volte semplice a volte ricercato, è in generale diretto, immediato, sempre efficace, muovendosi tra la levità spontanea con cui lo scrittore percorre fasi dell’innamoramento e la gravezza di pagine nelle quali toni polemici o sferzanti rendono plastica la collera espressa in qualche passaggio“.
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