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Inchiesta buste paga gonfiate al Comune: la Procura chiede la sospensione dei quattro indagati

Pubblicato in data: 19/12/2015 alle ore:13:53 • Categoria: Cronaca

Blitz al Comune, polizia3Inchiesta buste paga gonfiate al Comune, dopo il sequestro dei conti di tre dei quattro indagati la Procura della Repubblica di Avellino ha chiesto la sospensione dal servizio dei quattro dipendenti coinvolti nell’inchiesta.
A chiedere la misura interdittiva il Pm Fabio Massimo Del Mauro sulla quale ora dovrà pronunciarsi il Gip del tribunale Vincenzo Landolfi, che ha ereditato il fascicolo dal precedente magistrato e che da lunedì esaminerà la posizione dei quattro indagati per truffa ai danni del Comune di Atripalda.
Prima di adottare un provvedimento di sospensione ed interdizione, il Gip Landolfi procederà ad interrogare i quattro difesi dai penalisti Alfonso Maria Chieffo e Gianfranco Iacobelli.
I quattro sono stati un mese fa reintegrati nel posto di lavoro a seguito della sentenza emessa dal Collegio della Sezione Lavoro del Tribunale di Avellino che, condannando il Comune alle spese legali, ha accolto il reclamo presentato dei quattro ad inizio novembre ordinandone il reintegro a lavoro, a seguito di sospensione in via cautelare emessa con provvedimento sindacale e decurtazione del 50% dello stipendio.
La voce finita sotto la lente d’ingrandimento della Polizia è quella delle indennità chilometriche, che i quattro avrebbero gonfiato a dismisura nell’inchiesta partita dalla denuncia presentata dal sindaco Spagnuolo. Dei quattro uno ha restituito tutta la somma indebitamente percepita ed è rientrato a lavoro da poche settimane insieme ad un altro dipendente mentre altri due hanno scelto di non presentarsi a lavoro.
Una richiesta quella del Pm che segue di pochi giorni l’azione posta in essere dagli uomini della Questura di via Palatucci che hanno dato esecuzione a tre provvedimenti di sequestro preventivo per l’importo di 162.000 euro a carico di tre dipendenti di Palazzo di Città, due irpini 59enni ed un 53enne di nazionalità elvetica, tutti responsabili, in concorso, di aver posto in essere attività illecita consistente nell’inserire nel sistema informatico, voci stipendiali non dovute in relazione ai livelli retributivi previsti per le qualifiche rivestite, disponendo mandati di pagamento recanti importi maggiorati che venivano inoltrati alla Tesoreria comunale che procedeva così all’accredito finale dello stipendio.
Nel corso dell’attività investigativa sono emersi inconfutabili elementi di colpevolezza seconda la Procura a carico dei tre dipendenti i quali, che nel corso di questi ultimi anni, avvalendosi di conoscenze informatiche specifiche, si erano appropriati, a più riprese, di somme di denaro che venivano contabilizzate sulle rispettive buste paga. Lo stratagemma usato, grazie alle conoscenze informatiche, consisteva nell’inserirsi all’interno del sistema, agevolati anche dalla loro funzione dirigenziale in seno al Comune, ritoccare a proprio vantaggio i loro stipendi, inserendo delle voci non corrispondenti all’effettiva attività prestate, formare dei mandati di pagamento falsi in modo da scongiurare il controllo ed inviare tali emolumenti taroccati alla Resoreria Comunale, che emetteva i pagamenti degli stipendi.
In alcuni casi l’attività d’indagine ha permesso di individuare che le buste paga gonfiate venivano utilizzate dagli indagati per accedere a benefici di credito per la cessione del quinto dello stipendio presso alcune società di finanziamento. E ciò avveniva anche creando documentazione falsa a firma degli indagati seppur non competenti all’inoltro di tali istanze.

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