sabato 20 aprile 2024
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Deserta anche la seconda asta per la vendita del Centro Servizi ma Palazzo di città paga la terza rata per il debito fuori bilancio di Impregilo. Il sindaco: «Il comune di Atripalda mantiene gli impegni anche quelli più gravosi»

Pubblicato in data: 1/2/2020 alle ore:08:30 • Categoria: Attualità

«Il comune di Atripalda mantiene gli impegni anche quelli più gravosi». Nel giorno del secondo esperimento di gara andato deserto per l’alienazione dell’ex Centro Servizi alle Piccole e Medie Imprese, il sindaco Giuseppe Spagnuolo assicura sulla tenuta dei conti del Comune nell’onorare gli impegni assunti derivanti dai debiti fuori bilancio. Lo fa con una battuta quasi a voler allontanare le ombre ma anche per rispondere a chi sui social sta accendendo la discussione in città.
La situazione in rosso delle casse comunali sta infiammando il dibattito per un paventato rischio pre-dissesto dell’Ente. Ma nonostante la mancata vendita del Centro Pmi, ieri mattina il sindaco si è mostrato tranquillo nelle stanze dell’Ufficio tecnico comunale. Nello stesso giorno del mancato introito da alienazione il Comune ha infatti pagato la terza rata da 200mila euro per la sentenza a favore della Impregilo Partecipazione Spa (Imprepar) che realizzò i 330 alloggi di edilizia residenziale pubblica a contrada Alvanite. L’altra rata da pagare, dello stesso importo, scade nel mese di giugno e poi altre due nel 2021 per un totale di sei rate per un debito fuori bilancio quantificato in oltre un milione di euro.
Una prima sentenza alla quale sia aggiunge una seconda vinta dalla famiglia Gengaro, sempre per oltre un milione di euro, per gli espropri dei terreni effettuati dal Comune per realizzare proprio il Centro Servizi che ora è in vendita. Ed entro fine febbraio l’Amministrazione procederà alla definizione anche di questo pagamento.
Intanto ieri mattina, dopo il primo tentativo andato deserto, è scaduto anche il termine ultimo per la presentazione delle offerte per la seconda asta per la vendita dell’ex Centro di via San Lorenzo nonostante fosse stata concessa dall’Amministrazione la possibilità a possibili acquirenti di arrivare ad un 30% totale di ribasso sul prezzo iniziale. Nessun acquirente ha invece varcato anche questa volta il portone di Palazzo di città o presentato domanda all’Utc e così lunedì 3 febbraio presso la Sede Comunale, nel giorno in cui avrà luogo la procedura di alienazione, toccherà al Responsabile del IV Settore, Servizio II, geometra Vincenzo Caronia dell’Utc redigere il verbale di asta deserta.
Il prezzo a base d’asta indicato nell’avviso era pari a due milioni e 443.500mila euro. Importo che ha subito un ribasso del 10% rispetto a quello iniziale di due milioni e 715mila euro. Uno sconto a cui si andava ad aggiungere la possibilità di presentare offerte a ribasso entro il limite massimo del 20% del prezzo base d’asta. Per un totale così del 30% che non è riuscito tuttavia a rendere più appetibile l’immobile a privati e aziende.
La vendita del Centro Servizi, unitamente all’alienazione del mercatino rionale di via Marino Caracciolo (per questo edificio la prima asta è andata deserta sul prezzo di 616mila euro) e dei cinque box artigianali di via San Lorenzo (anche qui prima sta andata deserta e seconda fissata con ribasso del 10% per il 25 febbraio con prezzo di 46.018,13 euro per ogni singolo box) rientra nel Piano anti-dissesto e di valorizzazione e dismissione dei beni di proprietà comunale per l’anno 2019 ed è legato proprie alle difficoltà economiche che vive l’Ente di piazza Municipio anche per fronteggiare i debiti fuori bilancio per sentenze passate in giudicato, il disavanzo iniziale e la cancellazione delle cartelle esattoriali governative sotto un milione di euro.
Altro strumento infine che sta utilizzando l’Amministrazione per fare cassa e risanare il bilancio sono gli incassi derivanti da multe elevate con l’autovelox installato lungo la Variane 7bis. L’Amministrazione nel Previsionale 2019 ha stimato incassi pari a 5.750.000 euro, nonostante il Giudice di Pace di Avellino sta dando ragione ai ricorrenti condannando il comune al pagamento delle spese di giustizia.

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