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Istituto Comprensivo di Atripalda, fa discutere la circolare della preside Amalia Carbone che vieta i vestiti di Carnevale all’Infanzia. I genitori si dividono sui social

Pubblicato in data: 18/2/2020 alle ore:09:00 • Categoria: Attualità

«I bambini e le bambine indosseranno il grembiule come di solito e non il costume di Carnevale tradizionale che impedisce i movimenti, fa sudare e crea differenze». Fa discutere in città la circolare con la quale la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo “De Amicis-Masi” di Atripalda, professoressa Amalia Carbone, fissa le modalità di svolgimento della Festa di Carnevale per gli alunni dell’Infanzia dei plessi “Adamo”, “Collodi” e “Pascoli”. Una missiva indirizzata ai genitori, al personale docente e al Dsga per disciplinare i festeggiamenti di giovedì 20 febbraio dalle ore 9.30 alle ore 11.30 nelle singole sezioni. Niente costumi di Carnevale ma in compenso: «Le insegnanti provvederanno a preparare le maschere di cartoncino colorato e ogni altro oggetto per animare la festa con i bambini» in considerazione di un evento «con caratteristiche ludiche e formative come il festeggiamento del Carnevale, la cui valenza formativa è nota e condivisa» scrive la dirigente Carbone.
Si dispone moderazione anche per  il quantitativo dei dolciumi: «i genitori potranno consegnare qualche dolcetto e bevande semplici, dotate di scontrino di acquisto (chiacchiere e succo di frutta) in quantitativo minimo per evitare che i bambini rifiutino il pasto in mensa in quanto già sazi» visto che la giornata scolastica di giovedì resta invariata, con mensa e trasporto secondo gli orari regolarmente in uso.
Nella circolare, protocollo n.1048/06 del 14 febbraio, si fissa infine «che i docenti potranno fare una o più foto di gruppi di alunni con le mascherine colorate» e «in caso di mancata autorizzazione da parte dei genitori, alla ripresa di fotografie dei gruppi di alunni, sarà opportuna la segnalazione da parte dei genitori ai docenti della propria sezione».
La nuova circolare divide, tra favorevoli e contrari, i genitori che si lasciano a commenti nel gruppo Facebook “Abc Atripalda Bene Comune” ideato da Roberto Renzulli. C’è chi come Giovanni D’Agostino scrive: «Sono allibito. Alle materne andavano tutti vestiti in maschera e non c’è mai stata differenza» mentre Linda Barone condivide la circolare: «Sinceramente non la vedo come una decisione fuori dal mondo. Anzi, molto pratica ed economica visti i tempi». Sina Taddio invece commenta: «Ma scusate carnevale è colore, allegria, divertimento ma non un abbigliamento sotto militare» e Anna e Tonino Berardino «Sta finendo tutto. E la cosa più brutta che sono proprio le istituzioni a far finire tutto». Serena Borea invece si chiede: «A me non sembra una cosa strana. Ma poi perché in questo gruppo si devono criticare le scelte dei dirigenti scolastici?» mentre Tony Aquino: «Se non erro tutti i bambini uguali era molto in voga nel Ventennio» alludendo con una foto alla gioventù fascista dei Balilla mentre Genoeffa Tirelli difende la scelta adottata dalla dirigente: «Guardate che sono anni che non si fa niente negli asili. Almeno quest’anno non sarà sospesa la mensa e faranno orario completo. Gli altri anni con la scusa della festa veniva sospesa la mensa e i bimbi uscivano per le ore 13. Dite quello che volete ma a me questa dirigente piace. Non sono scelte personali che fa la dirigente, ma normative e regole della scuola. Una cosa sono le nostre opinioni altro sono le regole. Se secondo voi fa abuso di potere o detta regole non secondo lo statuto della scuola potete agire per via legale. Ma a quanto pare segue normative ben precise».  Infine anche Sabino Capaldo difende la scelta: «non ricordo che da bambino andavo alle elementari in maschera a fare festa. In un contesto socioeconomico quale quello attuale è facile intuire che la dirigente abbia preso tale decisione per evitare che chi ha più disponibilità economiche possa mascherare con il più cool delle maschere moderne il proprio figlio mentre chi non ha disponibilità deve adeguarsi con qualche vestito vecchio o rotto».

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