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Coronavirus, i piccoli imprenditori accendono stasera le insegne e sono pronti a riconsegnare le chiavi delle proprie attività al sindaco

Pubblicato in data: 28/4/2020 alle ore:07:00 • Categoria: Attualità

«Accendi la tua insegna. Consegna le tue chiavi così lavori tu». Appuntamento a questa stasera per la nuova protesta dei piccoli imprenditori di Atripalda e provincia che si uniscono all’iniziativa promossa a livello nazionale. Dopo la partecipazione alla trasmissione televisiva “Piazza Pulita” su La7, i video appelli ed il manifesto «Noi non ce la faremo», la rabbia dei commercianti di Atripalda stasera prender forma attraverso l’accensione delle insegne dei negozi e domani con la consegna delle chiavi delle proprie attività nelle mano del sindaco. «I Piccoli Imprenditori – si legge sulla pagina di Facebook – aderiscono alla protesta pacifica della categoria che si effettuerà martedì 28 Aprile alle ore 21:00 accendendo le proprie insegne e le luci dei locali. Il giorno seguente saranno simbolicamente consegnate al sindaco (di ogni comune interessato), le chiavi con la denominazione delle singole aziende che aderiscono alla manifestazione».
Un nuovo e forte grido d’aiuto alla sopravvivenza legato all’emergenza Coronavirus e al lockdown che da quasi due mesi ha portato a strade deserte e negozi chiusi, mettendo in ginocchio l’intero settore. I piccoli imprenditori atripaldesi hanno anche esposto da tempo sulle serrande abbassate dei propri negozi, un manifesto con la scritta «Noi non ce la faremo». Una lettera aperta ai rappresentanti delle Istituzioni dal Governo Conte e al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.  «Insieme agli altri commercianti abbiamo lanciato un messaggio siamo abbandonati dallo Stato. La protesta si sta allargano a tutta l’Irpinia e a livello nazionale. A distanza di 50 giorni dal lockdown non abbiamo ricevuto niente- racconta Sandro Lauri del “Beviamocisu” di piazza Umberto -. Buona parte di noi non ha ricevuto neanche i 600 euro che a mio avviso  sono una banalità, non riusciamo a pagare neanche un quarto di una bolletta della  luce. Per i venticinquemila euro ci sono tantissime clausole da rispettare con tempi lunghissimi. Sul bando dei duemila euro  mi viene da piangere. La verità è che a distanza di cinquanta giorni, io come tutti i miei colleghi in Italia, non abbiamo preso un centesimo». Da qui l’appello allo Governo nazionale «Siamo pronti a riaprire, mettendoci tutte le nostre forze ed energie, ma da soli non potremo riuscire a mantenere le spese perché attivando il protocollo di sicurezza, con le distanze minime, la maggior parte delle nostre attività sarebbero fallimentari. Chiediamo aiuti concreti, subito. Nell’immediato forme di liquidità, agevolazioni e tante altre cose per farci ripartire. Siamo pronti a fare la nostra parte di italiani e a far ripartire la macchina del commercio però dobbiamo essere aiutati, da soli non ce la faremo. Spero che questo nostro urlo venga accolto da ci deve ascoltare». Yuri Di Rito del pub- birreria “Ottavo Nano” di Atripalda: «Non possono pensare di farci riaprire così dall’oggi al domani, senza darci liquidità. Dove l’andiamo a prendere con tutta la buona volontà? Perché farci aprire mi chiedo solo per farci fallire? Quali sono le misure prese per noi?Il 60% di detrazione di credito d’imposta per gli affitti? Ma chi ha i soldi per pagare gli affitti! E’ una presa per i fondelli così come i 25mila euro del Governo visto che la banca vuole garanzie da noi con un’istruttoria che durerà almeno due mesi. Noi con quale liquidità andremo a riaprire le nostre attività? Anche le tutele per la riapertura in sicurezza costano, sono un costo aggiuntivo che si unisce a quelli che abbiamo già avuto e sono rimasti indietro»
.Una situazione drammatica secondo i piccoli imprenditori «Andando avanti così saremo costretti alla chiusura e a ritrovarci tutti senza lavoro e nelle nostre città mancherà quel tessuto sociale fatto da tanti piccoli esercenti che contribuiscono alla vitalità di una comunità e a moderare l’impatto dell’assistenza sociale sul territorio». Per scongiurare tutto ciò vengono richiesti interventi che prevedano: un risarcimento in misura percentuale direttamente ai proprietari dei locali commerciali, anziché il credito d’imposta; blocco delle utenze non domestiche fino a fine emergenza; blocco delle procedure di iscrizione Crif e Cai; contributo mensile nella misura del 30% del fatturato annuo da rapportare in dodicesimi o un contributo rapportato alle condizioni economiche del nucleo familiare e i carichi di famiglia secondo i parametri del reddito di cittadinanza, congelamento del pagamento dei tributi anche iscritti a ruolo; congelamento con prolungamento di ogni forma di finanziamento in corso e infine concessione di utilizzo di scoperto bancario per il pagamento di assegni.

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