Maria Giovanna De Venezia ringrazia i medici dell’area Covid del Moscati: “hanno accudito papà con amore per due mesi. Solo uniti si sopravvive alla tempesta“
Pubblicato in data: 7/6/2021 alle ore:21:16 • Categoria: Cronaca •Maria Giovanna De Venezia di Atripalda, figlia del signor Sabino, dimesso pochi giorni fa dal reparto di Terapia Intensiva dell’Area Covid della Città Ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino, con una lettera racconta la storia a lieto fine vissuta dal genitore e dall’intera famiglia dopo aver contratto il Covid nel mese di aprile.
Il papà è stato ricoverato per oltre un mese prima di essere dimesso. È così Maria Giovanna a nome della famiglia ha sentito di scrivere un messaggio di ringraziamento all’equipe medica guidata dal dottor Storti che ha avuto in cura il genitore. Una lettera che vuole essere una testimonianza di speranza.
Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha pronunciato la frase “Toglie il fiato” per qualcosa di veramente bello. Purtroppo, però, da oltre un anno dobbiamo fare i conti con altro che toglie il fiato: il Covid. La mia famiglia ha capito perfettamente cosa voglia dire questa frase, l’ha fatta sua e l’ha sentita dentro per oltre due mesi. Mio padre è rimasto senza respiro a causa del Covid che ad inizio aprile lo ha investito senza preavviso e ha fatto ciò che, spesso, sa fare meglio: ti entra dentro velocemente, ti mozza il fiato e ti fa fare i giri sulle montagne russe, con la differenza che non puoi decidere tu quando smettere, puoi solo aspettare e sperare.
Il virus ha privato noi familiari del fiato perchè eravamo in apnea, sballottati dalle onde degli eventi, mentre attendevamo la telefonata giornaliera dall’ospedale sperando di non ricevere notizie che ce ne avrebbero privato del tutto. I giorni passavano, la situazione si aggravava e ci sentivamo persi cercando di restare a galla. Come in qualsiasi mare in tempesta, però, c’è sempre un faro a fare luce e nel nostro caso è stata l’equipe del Dottor Storti dell’unità operativa di Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Ospedaliera “Moscati” di Avellino. Non esistono parole a sufficienza per descrivere quanto il loro operato sia stato fondamentale per noi tutti e per questo voglio avvalermi di una frase dettami da uno degli splendidi medici un giorno al telefono per far capire lo spessore umano e professionale di queste persone: “Noi siamo la famiglia che al momento Sabino non può avere accanto; adesso vado a fargli la carezza che mi hai chiesto”. Questa è la mia lettera d’amore per coloro che sono stati la mia famiglia in questi 2 mesi: amo i dottori, gli infermieri e tutti gli operatori che hanno avuto cura di mio padre e di noi, perchè“curano” pure i familiari a casa con la loro presenza costante, l’attenzione nei riguardi del paziente e il continuo mettersi in gioco contro un avversario invisibile che può colpirti alle spalle da un momento all’altro. Amo la squadra degli psicologi, non sempre nominati, che ha dato un supporto costante sia dentro che fuori le mura dell’ospedale. Spesso li si definisce angeli o eroi e loro precisano sempre con umiltà che fanno “solo” il loro lavoro ma, in realtà, fanno molto di più anche in maniera silenziosa. Non ci hanno mai lasciati soli, nonostante le famiglie da “accudire” fossero tante. Grazie a loro, in questi giorni, abbiamo ripreso tutti a respirare, in modi diversi. Ed è proprio perchè amo tutte le mie famiglie che mi avvalgo di questa occasione per rivolgere un monito a tutti: i contagi diminuiscono ma non dobbiamo abbassare la guardia perchè ognuno di noi, col suo operato, condiziona la vita degli altri nel bene e soprattutto nel male. Non permettete alla superficialità di pochi di definire la vita di molti, soprattutto di chi, come loro, ne paga poi le conseguenze con ritmi stancanti e vite a rischio. Solo uniti si sopravvive alla tempesta.
Maria Giovanna De Venezia
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