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La Giunta chiede all’ex sindaco Paolo Spagnuolo di pagare una multa regionale ma lui si difende: «Non c’è stata inattività o colpe. Se qualcuno vuole strumentalizzare politicamente la questione prende un abbaglio grandissimo»

Pubblicato in data: 27/6/2021 alle ore:14:00 • Categoria: Attualità

La Giunta comunale diffida l’ex sindaco Paolo Spagnuolo a pagare una multa regionale da oltre 40mila euro a seguito di controlli su sversamenti illeciti nel fiume Sabato ma l’ex primo cittadino si difende: «Non c’è stata inattività e non ci sono colpe dal punto di vista amministrativo perché la conoscenza delle reti secondarie era allora la stessa di oggi e di 40 anni prima. Nel 2015 non eravamo a conoscenza di questi scarichi, altrimenti certamente li avremmo bloccati. Evidentemente si è trattato di una rottura o di un allacciamento momentaneamente illecito, senza autorizzazione da parte di privato che ovviamente avrebbero dovuto rispondere dell’accaduto».
Il provvedimento dell’esecutivo municipale, pubblicato all’albo pretorio, ripercorre la vicenda da quando la società “Municipia S.p.a.” ha richiesto al Comune il pagamento della sanzione relativa all’ordinanza ingiunzione comminata con decreto dirigenziale della Regione Campania n. 699 del 6 ottobre 2015 all’allora sindaco Paolo, in qualità di soggetto obbligato, e all’Ente comunale in qualità di soggetto coobbligato.
A metà maggio l’ex primo cittadino ha relazionato sui fatti contestati e sulle attività svolte, trasmettendo la documentazione in proprio possesso e proponendo la presentazione di una istanza di autotutela finalizzata alla rideterminazione della entità della sanzione irrogata dalla Regione: «Il comune, a parte questo riconoscimento del debito – prosegue Paolo Spagnuolo – può rivolgersi in autotutela all’Agenzia del Municipio e alla Regione e chiedere di rivisitare il tutto, anche il raddoppio della sanzione, visto che nell’immediatezza del fatto si intervenne e il Comune fu diligente».
Ma l’esecutivo guidato da Giuseppe Spagnuolo, avendo ritenuto «necessario esperire ogni utile attività volta ad evitare le azioni esecutive ed ogni eventuale danno a carico del Comune quale soggetto coobbligato» con voto unanime ha deliberato mercoledì scorso di «provvedere a diffidare l’obbligato principale (l’ex sindaco ndr.) ad eseguire il pagamento entro termini brevi e perentori e, in caso di mancata ottemperanza, promuovendo con urgenza l’intervento dell’Ente in qualità di soggetto coobbligato previo riconoscimento del debito fuori bilancio con contestuale azione di regresso verso l’obbligato principale. Allo scopo di ottenere una rideterminazione della sanzione in questione – infine – propone anche una eventuale istanza di autotutela congiuntamente al soggetto obbligato principale».
Paolo Spagnuolo teme un attacco politico «se qualcuno vuole strumentalizzare politicamente la cosa prende un abbaglio grandissimo visto che non ci fu da parte della politica cattiva gestione e inadempimento riguardo la problematica. Mi dispiacerebbe se qualcuno volesse strumentalizzare la cosa per far riferimento a mala gestio, mala politica o peggio ancora guardando al futuro, per inventarsi altre situazioni che non stanno né in cielo e né in terra qualora qualche gruppo avesse voglia di sostenermi e candidarmi in futuro quale sindaco» visto che il prossimo anno si vota in città.
L’ex sindaco riavvolge il nastro: «quando ero primo cittadino nel 2014 fu effettuata una verifica di quattro scarichi nel fiume Sabato: tre riguardavano il centro urbano e uno il tratto proveniente da contrada Fellitto. Da premettere che nel momento in cui  si è insediata l’amministrazione non c’era traccia di alcuna problematica perché storicamente Atripalda è stata, sotto il profilo del sistema fognario, un comune virtuoso con la rete nera distinta da quella bianca. Inoltre non c’erano state avvisaglie né tantomeno relazioni e segnalazioni da parte di strutture comunali o enti terzi. Sulle reti secondarie inoltre ci sono fabbricati che quando sono stati costruiti sull’agibilità non aveva nessuna incidenza l’allacciamento presso le rete fognaria o perché parliamo di costruzioni post terremoto effettuate con regimi normativi speciali». Difende il suo operato: «la norma parla di autorizzazioni, ma nessuno del Comune avrebbe potuto autorizzare. Presumo che allora ci fu un malfunzionamento o rottura. Infatti da quell’episodio in poi non si è più verificato lo sversamento, per cui è stato un caso fortuito». Chiarisce ancora: «Da allora fu notificato un verbale di illecito al Comune in persona del suo rappresentante legale. Il verbale di contestazione è protocollato e l’ho ricevuto quale sindaco protempore ma non come trasgressore. Non è vero che non c’è stata inattività, perché ho impugnato l’atto dopo essermi confrontato con gli uffici comunali. In sede di procedimento amministrativo l’Utc mi ha predisposto relazioni che sono state puntualmente inviate ma non accolte come l’opposizione fatta da me quale rappresentante legale dell’ente. Il comune avrebbe dovuto indicare chi effettivamente fu il responsabile dello sversamento nel fiume, cosa che nel caso di specie rappresentava una probatio diabolica ma con il senno di poi è una certezza che fu un fatto episodico  perché non si è più verificato questo sversamento. Tant’è che la Provincia dal 2020 ha posto una centralina nel fiume Sabato per verificare e monitorare i livello di inquinamento, e questa centralina non ha rilevato alcunché e precedentemente non c’è stato altro rilevamento. Per cui effettivamente si è trattato di un fatto episodico che poteva essere una rottura o un allaccio illecito ma del tutto momentaneo». Assicura che «da sindaco non ero a conoscenza di eventuali criticità ne tantomeno dell’inesistenza di una mappa precisa delle reti secondarie né tantomeno era stato sollecitato ad appostare fondi in bilancio per fare una ricognizione di questa rete secondaria». Paolo Spagnuolo infine assicura di aver percorso da sindaco  tutti i passi dovuti «Subito dopo la contestazione dell’illecito sono stati avviati due procedimenti importantissimi dall’allora amministrazione comunale sempre in collaborazione con gli Uffici. A contrada Fellitto fu adottato dopo il fatto un sistema che consentiva di evitare lo sversamento delle acque reflue e domestiche nel fiume, con provvedimento d’urgenza che costò al Comune, soluzione prima tampone e poi divenuta definitiva qualche anno fa. Per cui il comune, là dove ha potuto individuare la criticità, si è adoperato per risolverla. Là dove invece non era possibile, come nel tratto del fiume che attraversa il centro urbano, fu fatto un censimento facoltativo, che pure diede adito a tantissime polemiche, con il quale si invitavano tutti i proprietari di immobili singoli o condomìni a dichiarare in che modo fossero allacciati alla rete comunale. Un censimento per restringere l’ambito di ispezioni da farsi. Purtroppo molti fabbricati mancarono all’appello. Infine il terzo passo fu l’acquisto di un software per la gestione di questa mappatura. Oggi ci vorrebbe un censimento obbligatorio sotto pena di sanzioni pecuniarie».

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