Omicidio Speranza, il Gip convalida l’arresto del marito Naccarelli: «Litigavamo da mesi. Era divenuta una situazione insostenibile. Non ce la facevo più»
Pubblicato in data: 13/1/2012 alle ore:09:31 • Categoria: Cronaca •«Litigavamo da mesi. Era divenuta una situazione insostenibile. Non ce la facevo più. Lei era malata e tutto era diventato più difficile da quando avevo perso il posto di lavoro». Ha iniziato così l’interrogatorio Michele Naccarelli, il 47enne reo confesso dell’omicidio di Fabiola Speranza. L’uomo, assistito dal legale Alfonso Maria Chieffo, è stato ascoltato ieri mattina dal Gip del Tribunale di Avellino, Gianfranco Fiore, presso il carcere di Bellizzi Irpino, per la convalida del fermo di polizia giudiziaria firmato dalla pm della Procura di Avellino Teresa Venezia. Il 47enne non ha lesinato particolari descrivendo il clima teso che si erano creato in famiglia: «Ho perso la testa ed ho impugnato la pistola e poi ho sparato. Ma non volevo ucciderla». Naccarelli ha confermato la prima confessione resa davanti ai Carabinieri della stazione di Atripalda aggiungendo nuovi dettagli. Due ore e mezza di interrogatorio. Una testimonianza drammatica che ha sciolto anche gli ultimi dubbi che nutrivano gli inquirenti sulla dinamica dell’efferato delitto. Un’ampia confessione dalla quale sta venendo fuori una situazione di forte disagio familiare confermata anche dal provvedimento di convalida dell’arresto da parte del gip Fiore, dal quale si evince che i rapporti tra i coniugi erano divenuti burrascosi nell’ultimo periodo, legati non solo al timore di perdere il lavoro ma anche alla malattia della moglie. Proprio la telefonata ricevuta ad ora di pranzo da parte del marito che avrebbe confermato il mancato rinnovo del contratto di lavoro, per le ripetute assenze legate all’assistenza prestata alla moglie malata, avrebbero innescato lunedì scorso tra i due un violento litigio con parole forti tanto che la donna avrebbe manifestato la volontà di andarsene di casa. A questo punto il marito, già esasperato, si è portato fuori dall”abitazione per invitarla a non andare via. «Amore fermati, amore torna indietro» ha dichiarato Naccarelli agli inquirenti di aver pronunciato sull’uscio della porta prima che il raptus di follia lo assalisse facendogli premere il grilletto della Beretta 7,65.
«Ci troviamo evidentemente di fronte ad un dramma familiare rispetto al quale solo in queste ore Michele sta metabolizzando la gravità del suo gesto – afferma il suo legale, Alfonso Maria Chieffo -. Un omicidio che va contestualizzato nell’ambiente in cui è maturato, attesa la piena confessione del mio assistito. Di fronte ad un’ammissione di responsabilità così lucida e suffragata da confronti balistici è importante capire il contesto in cui un gesto così grave sia maturato. Michele è un uomo finito e disperato. Tutto voleva fare tranne che ammazzare la moglie. In casa si occupava di tutto e fino all’ultimo giorno si è interessato di assisterla, andando a prenderle medicine. E’ pentito e dispiaciuto per la moglie e per i figli di quello che è successo e delle conseguenze che loro dovranno subire in conseguenza del suo gesto». Particolari che si aggiungono ai risultati dell’autopsia eseguita sul corpo della donna dal medico legale Carmen Sementa che non lasciano dubbi: tre i proiettili della calibro 7,65 che hanno colpito Fabiola alle spalle mentre si allontanava dall’abitazione da una distanza di almeno otto metri: uno di striscio lungo un braccio, l’altro alla gamba sinistra ed infine quello fatale all’altezza dell’addome.
Ieri pomeriggio è stato anche il giorno del dolore con l’estremo saluto a Fabiola. La città si è stretta intorno ai figli nella chiesa gremita di Sant’Ippolisto Martire, dove don Enzo De Stefano ha officiato la messa. Durante l’omelia il parroco, che aveva lanciato l’appello affinché i figli della coppia coinvolta in questa terribile tragedia non venissero lasciati soli, ha invitato i presenti a pregare per la donna. La salma è stata poi tumulata nel cimitero di Atripalda.
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