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Coronavirus, i commercianti di Atripalda ieri sera a Piazza Pulita su La7. Foto

Pubblicato in data: 24/4/2020 alle ore:07:00 • Categoria: Attualità

Il grido d’allarme dei commercianti atripaldesi ieri sera è approdato alla trasmissione di La7 “Piazza Pulita”. Una troupe del programma di approfondimento settimanale condotto da Corrado Formigli lunedì scorso ha raccolto in città lo sfogo e le preoccupazioni dei piccoli imprenditori della cittadina del Sabato. Le interviste rilasciate da Antonio De Vinco, Chiara Di Maio, Sandro Lauri (nella foto in alto), Yuri Di Rito (nella foto in basso), Francesca e Patrizia Aquino e Marco Ferrara sono andate in onda su La7.
Gli esercenti hanno mostrano i propri volti preoccupati dall’emergenza Coronavirus che sta mettendo in ginocchio l’intero settore. «E’ triste vedere tutte queste attività chiuse, per Atripalda il commercio è un volano forte» ha dichiarato Antonio De Vinco.
I piccoli imprenditori, sulle serrande abbassate dei propri negozi, hanno affisso un manifesto-appello con il quale si rivolgono al Governo Conte e al presidente della Regione Campania. «Lo Stato deve darci certezze, garanzie e liquidità. Solo allora potremo riaprire le nostre attività». Hanno realizzato anche un gruppo che unisce le Partite Iva denominato “Piccoli Imprenditori” con una pagina su Facebook sulla quale pubblicano dei video appelli. Ritengono non adeguati i provvedimenti finora adottati. Si chiedono come sia possibile poter pagare gli affitti dei locali commerciali, chiusi e senza alcuna possibilità d’incasso: «La misura messa in campo che prevede un credito d’imposta del 60% sull’affitto “pagato”, da utilizzare per compensare le imposte future, risulta veramente impraticabile ed inconsistente, soprattutto per un Sud Italia già in piena crisi economica prima del Coronavirus. Quali e quante attività potranno permettersi di restare chiuse giorni, settimane o addirittura mesi senza incassi e dover, addirittura, pagare affitti e utenze».
Uno scenario che in prospettiva non migliorerà a breve costringendo gli operatori del settore per poter andare avanti a doversi indebitare ulteriormente. Per scongiurare tutto ciò vengono richiesti interventi che prevedano: un risarcimento in misura percentuale direttamente ai proprietari dei locali commerciali, anziché il credito d’imposta per noi esercenti; blocco delle utenze non domestiche fino a fine emergenza; blocco delle procedure di iscrizione Crif e Cai; contributo mensile nella misura del 30% del fatturato annuo da rapportare in dodicesimi o un contributo rapportato alle condizioni economiche del nucleo familiare e i carichi di famiglia secondo i parametri del reddito di cittadinanza, congelamento del pagamento dei tributi anche iscritti a ruolo; congelamento con prolungamento di ogni forma di finanziamento in corso e infine concessione di utilizzo di scoperto bancario per il pagamento di assegni. «Il nostro è un grido di aiuto alla sopravvivenza che passi attraverso vere soluzioni di natura economica che ci mettano in condizione di poter resistere – concludono -, così come fu il piano Marshall nel dopoguerra, perché questa è una guerra contro un nemico invisibile che comporta gli stessi riflessi sul tessuto economico e sociale delle comunità, le quali altrimenti saranno città morte e represse economicamente e moralmente».

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