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Rabbia e dolore il giorno dopo l’efferato delitto. Il parroco don Enzo: «Famiglia normale e rispettabilissima, come tante altre»

Pubblicato in data: 10/1/2012 alle ore:23:00 • Categoria: Cronaca

don-enzo-de-stefanoForte la rabbia ed il dolore il giorno dopo l’efferato delitto. Una città ancora sotto choc ed in lutto per quanto accaduto in contrada Pettirossi. I sentimenti di sofferenza, sgomento e sconforto quelli più diffusi, sono racchiusi nelle parole del parroco della chiesa madre, Don Enzo De Stefano, che conosce i coniugi. «Una famiglia rispettabilissima, come tante altre. Li ho incontrati di recente essendo miei parrocchiani. Una famiglia normale che non avrebbe mai fatto pensare a quanto accaduto. Poi dentro l’anima solo Dio può sapere cosa c’è». Il suo pensiero in questo ore va ad una famiglia distrutta nei suoi affetti più cari, con i figli che hanno perso per sempre la mamma, ma che vedranno lontano anche il papà. «Penso ai figli e alla più piccola che ha appena tredici anni – prosegue il parroco -. A loro va il mio pensiero per una tragedia così immane che li lascia senza genitori. Non so che cosa sia successo, ma sono profondamente rammaricato. In questo momento forse le parole sono troppe. Il mio pensiero va a loro, perchè ora sarà difficilissimo andare avanti. E alla comunità cristiana mi rivolgo: si deve stringere intorno a loro per far sentire l’affetto, la solidarietà e l’amicizia». Un atto folle legato a tensioni familiari dove anche la paura di perdere il lavoro può rappresentare una piccola scintilla che va a distruggere l’armonia e l’esistenza. «Non c’è spiegazione per questo raptus di cui sono convinto Michele sarà già profondamente pentito. La sua confessione è quasi un prendere coscienza, un atto catartico dell’angoscia che sta vivendo per un gesto che non avrebbe voluto fare. Si dovrebbe avere calma e pazienza, dovremmo sforzarci a non scaricare più addosso agli altri la rabbia che abbiamo dentro di noi. E invece questo succede sempre più spesso, come si legge dalle cronache, soprattutto all’interno delle famiglie, dove invece dovrebbe regnare un clima di affetto e di amore, di rispetto per trasmettere valori. Ma la famiglia oggi è così bersagliata e deve sopportare sulle proprie spalle il peso di una crisi economica così terribile e forte ma anche di tensioni legate alla violenza. Oggi il lavoro assilla tutti ed è molto difficile vive una vita in queste condizioni. Una crisi anche di valori ed esistenziale». Il parroco infine avverte tutti anche sulla pericolosità di custodire armi in casa «quando le si hanno in casa e si ha un momento di crisi e conflittualità, questi strumenti di morte vengono utilizzati. Perciò vanno banditi».
Ancora increduli anche i vicini e quanti li conoscevano. Porte e balconi sbarrati ieri in contrada Pettirossi. Si respirava quasi un’aria surreale dinanzi al luogo del delitto, sottoposto a sequestro dalla Magistratura. Chi li definisce una coppia turbolenta ma molti colleghi di lavoro, ricordano Michele Naccarelli come una persona paziente, sopratutto sul lavoro. La vittima, Fabiola Speranza, come una madre laboriosa, semplice e gentile. Nell’azienda dei Feudi di San Gregorio Michele lavorava da sedici anni. Sempre con contratti a termine, ma sempre rinnovati. Anche perché aveva dimostrato di essere un lavoratore affidabile. Originario di Castelfranci, aveva iniziato lavorando nei terreni, poi passato come custode dell’azienda. Dopo sedici anni però non si aspettava di rimanere senza lavoro, con una casa in costruzione e tre figli da mantenere. Si è sentito forse così perso.

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