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Multa regionale della discordia, scaduti ieri i termini della diffida di Giunta a Paolo Spagnuolo che chiarisce: «non tocca a me pagarla. Ero sindaco pro tempore»

Pubblicato in data: 2/7/2021 alle ore:14:29 • Categoria: Attualità, Politica

E’ scaduto ieri il termine ultimo intimato dalla Giunta del sindaco Giuseppe Spagnuolo all’ex primo cittadino Paolo Spagnuolo di pagare la multa regionale da 42mila euro notificata al Comune a seguito di controlli effettuati da Arpac e Carabinieri della locale stazione nell’ottobre del 2014 su sversamenti illeciti nel fiume Sabato.
Una sanzione relativa all’ordinanza ingiunzione comminata con decreto dirigenziale della Regione Campania n. 699 del 6 ottobre 2015 all’allora sindaco Paolo, in qualità di soggetto obbligato, e all’Ente comunale, in qualità di soggetto coobbligato.
L’ex sindaco aveva tempo fino a ieri per pagare la multa. Ora lo farà il Comune, dopo il riconoscimento di un debito fuori bilancio, per poi rifarsi sull’ex primo cittadino.
L’ex primo cittadino, a margine del Consiglio comunale dell’altra sera, resta fermo e convinto sulle proprie posizioni: «Mi è stata notificata in quanto rappresentate legale pro tempore e non trasgressore ma non tocca a me pagarla. Ero il sindaco pro tempore. In altri comuni, che hanno ricevuto la stessa multa perché non si è riusciti a risalire agli autori dell’illecito sversamento, la sanzione è stata pagata dal Comune e non certo dal sindaco. Da parte mia ribadisco che non c’è stata inattività e non ci sono colpe dal punto di vista amministrativo perché la conoscenza delle reti secondarie era allora la stessa di oggi. Nel 2014 non eravamo a conoscenza di questi scarichi, altrimenti certamente li avremmo bloccati. Evidentemente si è trattato di una rottura o di uno sversamento illecito momentaneo da parte di un privato che ovviamente avrebbe dovuto rispondere dell’accaduto. Ma non è certo facile risalire all’autore nel tratto del fiume che attraversa la città».
L’ex primo cittadino appare tranquillo e confida ora nella presentazione di una istanza di autotutela finalizzata alla rideterminazione della entità della sanzione irrogata dalla Regione «Il comune può in autotutela all’Agenzia del Municipio e alla Regione chiedere di rivisitare il tutto, anche il raddoppio della sanzione, visto che nell’immediatezza del fatto si intervenne e il Comune fu diligente». Autotutela che la Giunta è disposta a presentare ma che l’attuale fascia tricolore ritiene «dai margini stretti».
L’esecutivo di Giuseppe Spagnuolo, avendo ritenuto «necessario esperire ogni utile attività volta ad evitare le azioni esecutive ed ogni eventuale danno a carico del Comune quale soggetto coobbligato» ha diffidato l’ex sindaco «ad eseguire il pagamento entro termini brevi e perentori e, in caso di mancata ottemperanza, promuovendo con urgenza l’intervento dell’Ente in qualità di soggetto coobbligato previo riconoscimento del debito fuori bilancio con contestuale azione di regresso verso l’obbligato principale».
Paolo Spagnuolo, che teme un attacco politico, visto che il prossimo anno si vota in città, assicura inoltre che allora furono fatti tutti i passi dovuti «Subito dopo la contestazione dell’illecito sono stati avviati due procedimenti importantissimi dall’allora amministrazione comunale sempre in collaborazione con gli Uffici. A contrada Fellitto fu adottato dopo il fatto un sistema che consentiva di evitare lo sversamento delle acque reflue e domestiche nel fiume, con provvedimento d’urgenza che costò al Comune, soluzione prima tampone e poi divenuta definitiva qualche anno fa. Per cui il comune, là dove ha potuto individuare la criticità, si è adoperato per risolverla. Là dove invece non era possibile, come nel tratto del fiume che attraversa il centro urbano, fu fatto un censimento facoltativo, che pure diede adito a tantissime polemiche, con il quale si invitavano tutti i proprietari di immobili singoli o condomìni a dichiarare in che modo fossero allacciati alla rete comunale. Un censimento per restringere l’ambito di ispezioni da farsi. Purtroppo molti fabbricati mancarono all’appello. Infine il terzo passo fu l’acquisto di un software per la gestione di questa mappatura. Oggi ci vorrebbe un censimento obbligatorio sotto pena di sanzioni pecuniarie».

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