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Abc si oppone alla vendita del mercatino rionale di Atripalda: “stop al bando”

Pubblicato in data: 16/12/2024 alle ore:17:59 • Categoria: Attualità, Politica

Scade venerdì 20 dicembre, alle ore 12, il termine ultimo per la presentazione delle offerte per l’acquisto del mercatino rionale di Atripalda. L’importo a base d’asta è di 562.320,00 euro.
Il gruppo consiliare “Atripalda bene comune” con Roberto Renzulli si oppone alla vendita:


Lo scopo di un’amministrazione attenta che guarda al futuro, è quello di conservare il proprio verde pubblico e il proprio patrimonio immobiliare. Patrimonio oggi presente perché in passato ci si preoccupava di acquistare, realizzare, e conservare. Patrimonio che si è fatto con sacrifici cioè da chi ha rinunziato a spendere per consolidare in vista del futuro.

E credevamo che il patrimonio comunale era un’inalienabile eredità da conservare. Contrariamente a quanto si continua scriteriatamente a pensare oggi, che per mettere a posto i conti pubblici, non sono sufficienti solo tagli, aumento delle imposte e privatizzazioni. Quello di vendere non è una idea nuova, da vent’anni il nostro Comune ci prova, e ci è anche riuscito. E ora ci si riprova.

Sul sito del Comune, nella sezione Albo pretorio, è posto in evidenza il bando di asta pubblica per la “s”vendita di alcuni appezzamenti di terreno, altre proprietà, tra queste anche il nostro Mercatino Rionale per una cifra, appunto, di poco più di mezzo milione di euro.

Ma non è una novità neppure questa. Ogni amministrazione dal duemila in poi ha provocato la progressiva, corposa, erosione della cassa, anche per cattiva gestione di amministrazione. Contemporaneamente si è diffusa l’idea di monetizzare il patrimonio immobiliare storico di proprietà comunale. Una duplice soluzione costante nel tempo. Favorita da norme capestro. Come la legge 133/2008 che impone a regioni, province e comuni di allegare al proprio bilancio un “piano di alienazioni immobiliari”, incoraggiando i comuni a introdurre varianti urbanistiche per commercializzare i beni alienati. E così parte la svendita del proprio patrimonio, del così detto bene comune. Con l’esito quasi naturale di metterli sul mercato, in varia forma. Con il sovrapporsi e l’interazione di questi strumenti legislativi un numero impressionante di edifici è in pericolo, non solo il mercatino. L’anno prossimo potrebbe toccare alla Mazzetti? La possibilità che strutture vengano trasformate in qualcos’altro da quel che sono state è una possibilità non secondaria. Ad esempio il nostro mercatino rionale, può essere utilizzato per altri scopi, come luogo associativo, una piccola palestra con attrezzi, locali da affidare alle start up, agli artigiani, anche agli stessi contadini. Ma perché non rilanciare la stessa idea di area Mercato? Quasi sempre ogni tipo di operazione sembra indirizzata a un riutilizzo di quegli spazi a fini immobiliari. Ma allora perché “s”vendere? Per la logica del bilancio? Basta fare due conti, davvero il problema è il mercatino se non abbiamo più soldi? Quanto ci costerà la Municipalizzata? Un milione di euro all’anno? E la macchina amministrativa, i nostri amministratori, sindaco, vice e assessori? Quindicimila euro al mese, centottantamila euro all’anno. E le tasse, in caso di vendita del mercatino, diminuiranno? Noi come “ABC Atripalda Bene Comune” vogliamo recuperare in concreto il senso del bene comune e la consapevolezza collettiva per cui i beni pubblici non sono, né dovranno mai più essere negoziabili o vendibili. Dobbiamo ritrovare il senso di comunità e di appartenenza, riappropriandoci con orgoglio del nostro patrimonio. Ribadiamo con fermezza che verde pubblico, le aree e gli edifici pubblici, dovrebbero rimanere integralmente di proprietà pubblica e messi a disposizione della collettività, valorizzari fuori dalle logiche del mercato immobiliare, dalle esigenze di cassa e di bilancio. Ma gestite anche in maniera autonoma dai cittadini, riconoscendo quindi il valore di autogestione e di auto organizzazione. Chiediamo quindi il ritiro del bando, di evitare di svendere il proprio patrimonio comunale, ma di invertire la marcia, una volta e per sempre.

Roberto Renzulli

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