Il filosofo avellinese Aldo Masullo chiude la Fiera del Libro
Pubblicato in data: 8/10/2012 alle ore:18:43 • Categoria: Cultura •Cala il sipario sulla seconda edizione della Fiera del Libro svoltasi ad Atripalda. Ieri sera l’intervento del filosofo Aldo Masullo in occasione dell’uscita del libro “Le interviste di Maria Ianniciello. Aldo Masullo“, edito da Il Papavero.
Tre giorni di presentazioni e dibattiti nella Dogana dei Grani a cui hanno partecipato scrittori provenienti da tutta Italia e che ha visto il clou con gli interventi dell’ex presidente della Camera Irene Pivetti e del filosofo Aldo Masullo.
L’evento è stato organizzato da Donatella De Bartolomeis della Casa editrice Il Papavero, da Ciro De Pasquale di Abellinum e da Franco Cafazzo dell’Agenzia Letteraria Il Papavero.
Masullo si è soffermato sull’importanza del libro, che «acquisisce un certo valore solo quando non lo abbiamo più», sulla politica e sui politici che «non devono essere politicanti», sul giornalismo che «deve andare sempre alla ricerca della verità con la V maiuscola», sulla Scuola e sul ruolo degli insegnanti. Masullo ha risposto alle domande di Maria Ianniciello, direttore di CulturaeCulture.it.
Il filosofo rispondendo alle domande della giornalista, ha parlato di sé e del suo percorso personale, focalizzandosi poi sull’attualità, sulla politica, sulla tanta agognata Questione Meridionale, sul concetto di libertà e sulle parole che – dice – sono tutto. “Noi il più delle volte liberi non siamo solo perché non sappiamo di poterlo essere. E la libertà l’attendiamo dall’esterno e imprechiamo perché essa non ci viene data. Così alla fine ci avviliamo nella menzogna e ci rassegniamo alla servitù per paura, riducendoci ciechi alle occasioni” ed ancora «La parola è ciò che rende possibile all’uomo la verità o la menzogna, la collaborazione con gli altri esseri umani o il tradimento, l’amore o l’odio. Tutto ciò che è umano è fatto e si veste di parole», ha affermato Masullo.
Credo che sia opportuna una riflessione su questa iniziativa.
La “fiera del libro”, alla seconda edizione (credo), presenta poche e disordinate iniziative editoriali (sparse sui tavoli), inserite in una mescolanza di proposte artistiche (fotografie, quadri). Una fiera del libro degna di questo nome, prevede la partecipazione di case editrici, con adeguati stand, ed un numero di libri che ci fa capire di essere nel posto giusto. Se i convegni ed i dibattiti, certamente utili ed interessanti, sono l’unica cosa che mettiamo in mostra, significa che stiamo facendo altro. Non certo una fiera del libro. Se il primo anno abbiamo assistito (e tollerato) ad un tentativo maldestro, la seconda edizione conferma le criticità e pone un quesito: è giusto dare la dogana (ed il patrocinio del comune) per queste “insalate miste”?
Il convegno con l’autorevole relatore, non è una fiera del libro. Chi glielo spiega agli organizzatori?
Gli organizzatori conoscono la differenza a cui Lei fa accenno. Non ha riflettuto molto sulla compartecipazione minima che viene data a questa manifestazione e l’assoluta mancanza di aiuto dato dalle scuole superiori: le manifestazioni culturali non sono come la fiera del baccalà o del fungo porcino a cui si partecipa per mangiare, hanno purtroppo un altro retroterra che da noi non esiste ancora. Anche i commenti come nota e potrà notare saranno pochissimi.
ma cosa c’entra “…l’assoluta mancanza d’aiuto” con la confusione organizzativa?
In questa zeza, mancava la cosa principale: il libro!
il resto non conta niente
Mi spiace ci ho provato. Non fa niente. Aspettiamo dai tanti commenti l’interesse degli atripaldesi alla manifestazione a prescindere che il libro c’era o non.
cara Luce,
ti esprimi come pensando di essere estremamente chiaro, nei confronti di un interlocutore che non capisce.
E’ sbagliato l’approccio, il ragionamento e le conclusioni.
Io parlo con dati di fatto, tu accampi giustificazioni.
Questa mi sembra una distanza incolmabile. l’unica