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Difendiamo il mercato dai n(m)ostri amministratori, la nota di Cinzia Spiniello (Sel)

Pubblicato in data: 4/9/2010 alle ore:11:32 • Categoria: Attualità, Politica, Sinistra e Libertà

manifesto-amministrazione-mercatoA questo punto credo sia necessario compiere un’opera di chiarificazione di fronte alla confusione generata dalle ultime vicende riguardanti il Mercato settimanale di Atripalda.
Il manifesto affisso per le strade cittadine a firma dell’Amministrazione Comunale (foto) contribuisce a far aumentare l’incertezza e conferma, una volta di più, che il lavoro fin qui svolto dagli addetti ai lavori, con il sindaco Laurenzano in testa, è stato pessimo e la comunicazione nei vari frangenti non ha agevolato il percorso.
Difendiamo il Mercato” riporta a grandi caratteri il manifesto, ma da chi lo si dovrebbe difendere se non da coloro che ne hanno determinato la lenta agonia? Un titolo che offende le intelligenze e che denota un livello di spregiudicatezza tipica dei dilettanti. In sintesi secondo la “Compagnia dell’Anello” (i tre o quattro personaggi che conducono le operazioni relative al Mercato) la colpa è del TAR e di Attilio Strumolo che nel testo del manifesto vengono grossolanamente accusati, perfino di imparzialità nel caso del TAR.
Per fortuna sappiamo come sono andate veramente le cose, tutta la vicenda ha nomi e cognomi che oramai non possono più nascondersi.
Partiamo dal principio, da due momenti salienti: la promessa elettorale fatta ad alcuni abitanti di C.da Santissimo della certa ed inderogabile liberazione dal mercato sotto casa proprio da coloro che diversi anni prima ne avevano “favorito” il trasferimento in quelle strade; il verbale dei NAS che non piove improvvisamente dal cielo ma è frutto di una serie di richiami a cui questa amministrazione non ha mai voluto adeguarsi avendo tempo, modo e risorse.
Esiste, quindi, una volontà diversa da quella che si spaccia sui giornali. Bastava il buon senso per rendersi conto che la nuova sede non era idonea, non col numero di licenze ambulanti rilasciate disinvoltamente negli ultimi dieci anni.
Per lo spostamento sono state impiegate risorse umane e di spesa, l’adeguamento del parcheggio, la parcella dell’avvocato per il Consiglio di Stato, i manifesti “a lutto” hanno dei costi che potevano essere risparmiati o altrimenti destinati. Soldi dei cittadini buttati al vento per inadeguatezza e superficialità.
In tutto questo la prospettiva di riportare il Mercato nella sua sede naturale è stata mortificata ed osteggiata pur risultando già nell’immediato la più corretta. Scelta suffragata anche dalla volontà polpolare espressa dal Referendum e che il sindaco ha pubblicamente offeso nei suoi comunicati.
La sospensione del Mercato settimanale è uno schiaffo per la nostra comunità e i nostri amministratori non sembrano voler prenderne atto.
Atripalda avrebbe potuto conservare l’immagine di un paese moderno ma rispettoso delle tradizioni,che si espande sulle fondamenta delle sue antichissime radici.
I nostri vari Laurenzano, Tomasetti, Aquino, Di Pietro hanno invece scelto una strada diversa, culturalmente opposta alla tradizione commerciale atripaldese, la strada della larga distribuzione, dei super e iper centri commerciali che, tra l’altro, favorirà non poco l’ingresso di capitali di dubbia provenienza.
Ci sono dichiarazioni delle ultime ore che confermano il grado di confusione in cui si sta agendo in questa fase: l’Ass. Aquino che parla di una fantomatica tendenza generalizzata alla delocalizzazione da parte di altre Amministrazioni italiane quando in realtà avviene il contrario e ciò è testimoniato da numerosi riscontri in tutta Italia e perfino in provincia (Siena o Cervinara!), anche se poi gli unici esempi riportati dall’assessore riguardavano alcuni comuni leghisti; l’Ass. Di Pietro che si dichiara meravigliato per l’epilogo della storia in quanto si trattava, in fondo, di appena 4 o 5 ore di traffico e di disagio per la viabilità, peccato non aver compiuto lo stesso profondo ragionamento anche per l’opzione dello spostamento in piazza che aveva proprio nella viabilità uno dei suoi limiti.
Intanto il Mercato del giovedì non c’è più e non ci sarà fino a quando non saranno adottate scelte più idonee. Il Mercato muore e con esso anche Atripalda, che perde i pezzi, perde il suo ruolo di Comune guida, perde connettività, prestigio.
Di fronte a tutto questo la comunità atripaldese è inerme e confusa, consuma la sua identità, incapace di accogliere e valorizzare risorse, incapace di sentirsi unita e non invece in continuo conflitto, come se la vita ad Atripalda fosse una continua campagna elettorale.

Cinzia Spiniello-sinistra e libertà di Atripalda

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