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Il nuovo Puc di Atripalda bocciato dalle forze di centro sinistra: «prevede un consumo di suolo eccessivo e possibilità edificatorie». Foto

Pubblicato in data: 19/12/2024 alle ore:16:09 • Categoria: Attualità, Partito Democratico, Politica

«Il nuovo Puc prevede un consumo di suolo eccessivo e una nuova urbanizzazione. Con la suggestione del piano archeologico si punta invece a creare nuove possibilità edificatorie con un consumo di suolo abnorme rispetto al centro». Non si fa attendere la risposta dell’opposizione di “Atripalda Futura” e delle forze di centro sinistra, con Pd e Si, alla presentazione del strumento urbanistico adottato dopo 13 anni dalla giunta del sindaco paolo Spagnuolo.
In un confronto pubblico «per dialogare con la città visto che l’amministrazione non ha favorito la partecipazione» ne evidenziano criticità, limiti e incongruenze. Una bocciatura in toto arriva dall’ex sindaco Giuseppe Spagnuolo, che per decenni ha ricoperto la delega ai lavori pubblici e urbanistica. «Le criticità sono molteplici – spiega -. Parliamo di almeno 112 ettari di nuove aree edificatorie che diventano zone C. Mentre tutto il costruito di Atripalda, le zone A e B, è di massimo 85 ettari» evidenzia l’ex fascia tricolore supportato dalle planimetrie proiettate dal segretario cittadino del Pd Gerardo Malavena e dall’ex assessore Nancy Palladino.
I tre esponenti ribadiscono più volte «tutto ciò è contrario alla filosofia e alle norme urbanistiche contro il consumo di suolo e che spingono al riuso e alla rigenerazione dell’esistente. E questo dà il segno della filosofia completamente deleteria per il futuro della città. Si costruirà in collina, si urbanizzerà, si consumerà suolo all’esterno della città quando invece non ci sono previsioni di miglioramento dell’attuale».
Sotto accusa finisce così la perequazione voluta dall’Amministrazione per valorizzare i terreni vincolati di Abellinum «si assegnano diritti edificatori che oggi non esistono ai proprietari di terreni vincolati dalla Soprintendenza – prosegue Giuseppe Spagnuolo – con lo scopo di scambiarli per ottenerne la proprietà. Consentendo poi di andare a costruire in aree che verranno appesantite». L’ex primo cittadino mette così in guardia: «Fare un’operazione di perequazione su 22 ettari di parco che diventeranno poi pubblici creerà non pochi problemi di gestione. Mentre qualcuno farà il commercio di questi diritti edificatori molti altri dovranno pagare l’imu su queste aree visto che dal 1 novembre scorso, con piano adottato, chi ha avuto il terreno modificato nell’area archeologica come diritto edificatorio o nelle zone di espansione, dovrà pagare».
Evidenzia poi errori «è un documento non aggiornato. Non è riportato il parcheggio già esistente di 1600mq per 60 posti di via Appia realizzato dalla mia amministrazione vicino al liceo. C’è una contraddizione sul futuro dell’ex scuola Mazzetti: da un lato continua ad essere attrezzatura pubblica ma poi scompare. L’ex scuola di San Pasquale, oggi porta d’ingresso ad Abellinum e ceduta in comodato d’uso al Polo Museale, si conteggia ancora con destinazione scuola quando non lo è più da 40 anni. Ci sono refusi o mancati aggiornamenti, veri e propri errori che falsano la previsione degli standard pubblici». Preannuncia infine la presentazione di osservazioni entro il 17 gennaio, termine ultimo dei 60 giorni previsti dalla legge: «è quasi d’obbligo, prepareremo una documentazione unitaria con le altre forze politiche di centro sinistra. Osservazioni che saranno sottoposte al vaglio della Giunta e non al Consiglio.
Per il segretario democrat Malavena: «Ciò che principalmente emerge consultando il nuovo strumento urbanistico è la trascuratezza della cosa pubblica e per rendersene conto è sufficiente confrontare due degli elaborati adottati dalla giunta comunale, in particolare la tavola azzonamento e quella degli standard urbanistici. Osservandole, infatti, sono evidenti diverse incongruenze ad esempio, se si consulta la tavola azzonamento, la scuola Mazzetti risulta rientrare tra le attrezzature comunali pubbliche e di uso pubblico mentre, lo stesso immobile, nella tavola degli standard urbanistici sembrerebbe non contribuire alla verifica dei requisiti cosa che, in modo del tutto anomalo, accade invece con la scuola di Rampa San Pasquale che, pur essendo in disuso da tantissimi anni, è stata considerata per la verifica delle aree adibite per l’istruzione. Altra evidente anomalia riguarda l’immobile noto come casa di Adele che, seppur di chiaro interesse pubblico e recentemente oggetto di comodato d’uso pluriennale in favore del piano di zona, dalla consultazione della tavola azzonamento sembrerebbe rientrare nella perimetrazione turistica. Il disinteresse della cosa pubblica sta anche nell’aver totalmente trascurato la problematica cimitero dalla pianificazione, è stato solo ipotizzato l’utilizzo di uno spazio adiacente allo stesso come parcheggio. Non si comprende, ad esempio, come mai la stessa area non sia stata presa in considerazione per l’ampliamento. Infine in riferimento alle svariate dichiarazioni sulla presunta ideazione di un Piano Urbanistico Comunale a zero consumo di suolo è doveroso osservare che ciò non è vero, infatti, tale obiettivo è imprescindibile dalla valorizzazione dei volumi esistenti cosa che chiaramente non è stata fatta. Non si comprende, infatti, come il PUC adottato favorisca il recupero e riuso del patrimonio edilizio esistente, basti pensare ai tanti immobili inutilizzati presenti nel centro storico oltre a quelli ricadenti nella perimetrazione urbana di cui non si immagina il futuro. La trasformazione del suolo rappresenta il futuro dei nostri figli è quindi impensabile dissociarla dalla tutela e valorizzazione dei beni pubblici e dal conseguente adeguamento dei servizi».

Per l’ex assessore all’urbanistica Luigi Adamo di Sinistra Italiana: «Il Puc nasce con il discredito politico di tutta la comunità atripaldese. E l’amministrazione dovrebbe prenderne atto e trarne le conseguenze». Per l’esponente di Si la prima criticità è rappresentata da un piano «che non tutela per niente il territorio ma che lo mette a forte rischio». Snocciola numeri «la popolazione al 2022 è di 10.227 abitanti ma nel 2032 saremo sotto i dieci mila. Secondo la relazione c’è bisogno di 4495 alloggi. Ad oggi sul territorio ci sono 5217 alloggi di cui il 20% non occupato. Per cui ci sono 1042 abitazioni che sono libere e non occupate. Nel piano invece si legge che c’è una necessità di 498 nuovi alloggi». Evidenzia come la questione della perequazione sia molto sentita dai proprietari dell’area archeologica e pone una serie di interrogativi: «Il fatto di attribuire questo indice che andrà speso nell’area di espansione sta creando forti malumori. Perché è una prospettiva non chiara. Non si sa come andrà gestita questa operazione. Questo porterà pressione sui proprietari dei 22 ettari vincolati a cedere, senza sapere chi dovrà fare l’espansione nella zona Giacchi-Novesoldi. Ci potrà essere anche chi non vorrà cedere a questa iniziativa pubblica di cui non si conoscono i contorni. Ma chi farà questa scelta in che modo sarà tutelato da eventuali pressioni?» Adamo denuncia un piano «disattento al territorio per l’alto rischio idrogeologico come quella di contrada Novesoldi. Disattenzione anche per la zona di San Gregorio con volumetria di una certa espansione. Infine il Puc si disinteressa totalmente delle zone esistenti. Come per Alvanite non c’è scritto nulla rispetto a quello che avrebbe bisogno. Via Appia è soffocata. E la piazza non gode di buona salute. Anche piazza Sparavigna che doveva essere da cerniera tra la piazza e la villa comunale è diventata una zona parcheggio».
A prendere la parola infine il capogruppo consiliare di “Atripalda Bene Comune” Roberto Renzulli: «Siamo contrari a questo tipo di Puc. Non ci convincono le relazioni per le 400 nuove abitazioni mentre abbiamo bisogno di viabilità, parcheggi e verde attrezzato. Siamo contrari alla vendita del mercatino rionale e dell’area fieristica di via Ferrovia». Secondo Renzulli l’amministrazione punta a far diventare la città «una costola di Avellino. Di unire il nostro mercato a quello del capoluogo spostandolo nell’area dell’ex Isochimica. Ci stanno svendendo ad Avellino. Dobbiamo fare 400 alloggi con più di mille alloggi vuoti in città e dobbiamo trovare il motivo di giustificare questa nuova cementificazione. E qual è il grimaldello per farlo? Fare un parco archeologico di Abellinum tra 50 anni. La Dogana la utilizzeremo tra 30 anni. Piazza Sparavigna si punta a parcheggio. Tutto si sposta in avanti negli anni ma invece l’obiettivo è fare affari e costruire. Dare questo assegno ai proprietari dei terreni di Abellinum che non vogliono vendere. Questo Puc non serve mentre consuma suolo. O si estende la perequazione a tutta la città o non si fa proprio». Poi l’appello finale a tutte le forze di opposizione «Alla fine di questo percorso dobbiamo redigere un documento congiunto, tutti insieme contro questo piano. Tutti debbono sapere visto che la maggioranza fa controinformazione».

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